venerdì 31 dicembre 2010

Teseo

siamo mito e visione,
uno ed altra - opposti - ci conteniamo
tengo il filo
Arianna
--
siamo quello che ci cade dagli occhi - lacrima - altrimenti non siamo
--
l'amico - viene a trovarmi - a dirmi di Eraclito
l'acqua scorre, e sulle sponde di questo corpo, risuona.
bene.

giovedì 30 dicembre 2010

I sei cigni

leggo fiabe ed i loro archetipi e vado alla identità segreta degli opposti - io che metto insieme il morbido ed il duro, l'opaco ed il trasparente.
i cigni fratelli stregati - "qualità disumana ed incostante dell'anima, ma anche possibilità di conoscenza e di alte realizzazioni interiori."
la sorella si guida al silenzio, sette anni e cuce sette vesti di luna per spezzare gli incantesimi.
sorelle e fratelli - cigni e corvi - bianchi e neri.
"Quando un opposto raggiunge il culmine del proprio sviluppo contiene già in potenza il contrario di sè."
--
Io, vengo dal nero e già sto nel bianco, nel mio colore più intenso - nei miei lavori - nell'indefinito che la vita riserva, in ciò che non scoprirai mai e che esplorerai sempre - mare aperto.

Non al tempo

Ci sono cose che non conosco - che so immaginare con una perfezione che è già dolore.
Lo trasformo con furia e volontà in queste parole - cavano la vertigine nella montagna in movimento.
Sono al ritorno - uguale e diversa.
Sono la montagna, l’uccello, la volpe.
la balena.
Vivo - e ho tregue - e di queste leggerezze ho cura.
Ma c'è un segreto - so fare tutto sottosopra - immaginare tutto sottosopra - sennò non è vita, non è respiro, non è lucentezze.
E talvolta resto - al tempo della pianta, del grano, della spiga.
Non a quello dell’albero, non a quello del lago.
Infine scivolo - goccia pesante nella terra e mi perdo.

martedì 28 dicembre 2010

Confessioni

Non a tutti è dato cantare,
e non tutti possono cadere come una mela
sui piedi degli altri.
Iesenin
--
si..è sollievo.

lunedì 27 dicembre 2010

Mare aperto o notazione del movimento

..il ritorno è un arrivo. e non c'è ritorno che tenga il passo.
Avevo un libro alle scuole medie - osserva, sperimenta ed impara.
Materie!
La musica - il modo - la notazione.
--
Non è tutto uguale.
Ecco cos'era!!!!
Via il paradigma - tengo solo la mappa - ho dovuto costruirla, darle nomi, decidere chi.  metterci dentro tutto ed al posto assegnato.
Perchè non si può viaggiare senza - sprovvisti - sarebbe come non  farlo.
--
canone - composizione contrappuntistica - unisce ad una melodia una o più imitazioni, che le si sovrappongono progressivamente. La voce che inizia la melodia viene definita antecedente o dux mentre quella o quelle che seguono vanno sotto il nome di conseguenti o comites.

venerdì 24 dicembre 2010

di Aldo Nove

pensieri di Natale - se trovo uno arrabbiato e ribelle solitamente lo amo.

Parliamone.doc
Non so se è meglio farmi seghe o scrivere
Poesie. In entrambi i casi sto seduto
Davanti al mio computer Omnibook
Xe3 Hp e in entrambi i casi
Non è che cambio il corso della storia.
Ad essere sincero se mi faccio
Le seghe sul momento sono più
Contento ma nessuno poi mi viene
A dire bravo ma che bella sega
Che ti sei fatto. Invece (ed è per questo
Che si scrive poesia) se a un certo punto
Tiro su le mutande, chiudo i siti
Porno e mi indigno contro questa guerra
Sparandomi una raffica di versi
(Solitamente uso endecasillabi),
Aspetto che c’è una lettura e leggo,
Voi che ascoltate dite oh sì com’è
Indignato contro la guerra ed io
Lo avverto che voi siete dalla mia
Parte e apprezzate come sono bravo
A esprimermi con questi endecasillabili.
Diciamo che il poeta è un segaiolo
Deviato e voi soltanto dei guardoni,
Però non è così. Non c’è “voi” ma
Soltanto “noi,” perché il pubblico della
Poesia è costituito solo dai
Poeti e dalle gentili poetesse
Che si ascoltano a vicenda attendendo
Di eiaculare i propri enjambements
Addosso agli altri. No, non è così.
Ho esagerato. Quello che pensavo
E’ altro. Quello che io credo è che
Con la poesia si manifesta Dio,
Si fermano le guerre, si migliora
La qualità dell’esistenza a Baghdad,
Diciamocelo, questa sera, amici,
Parliamone, scambiamoci le e-mail.

giovedì 23 dicembre 2010

Bolano

l'estasi è qualcosa difficile da nominare, difficile da sopportare
--
Vorrò foto con occhi chiusi - in un sorriso - forse una smorfia
sono pronta
selvatica
finalmente

mercoledì 22 dicembre 2010

Essenze

Sono l’inquietudine che conosci
nei giorni normali e senza umori
ho l’accordo di un respiro regolare,
sono paracarro che ripara dagli urti,
quello che può senza lasciare al caso,
sembianza, costume, rumore - su e giù
sono giorni che non so,
l'aspra malinconia che li precede.

martedì 21 dicembre 2010

Consuetudini di ghiaccio necessario

Sbavatura del tempo – intercapedine
è il giorno che passo da sola, la corda che tengo per me.

Pollicina

Dimentico ciò che non sono - ciò di cui manco.
La sostanza di cui manco la dimentico nel dolore del non essere...
--
Sono sostanza di me - quella che è - e quella che manca.
Quella - la indago - è nucleo centrale, pulsazione, cuore, pancia - cervello.
--
Filo di Arianna e palline di pane - entro ed esco - qualche volta mi perdo.
Arrivo alla mancanza - con forte spinta - desiderio.
--
Ripartenze - dove ero arrivata.
La dimenticanza come mancanza, la mancanza come desiderio...

lunedì 20 dicembre 2010

Mi pungo il piede e me ne torno indietro

Ho creduto che le mie prime mille parole ce le avesse un mago, che me le avesse rubate.
Per sette lunghi anni sono stata in silenzio, per poi riprendermele.
--
Zia Teresa era una donna dai modi garbati. Signora aggraziata e gentile che con voce gracidante raccontava questa favola.
--
C'era una volta una principessa, altezzosa. 
Un giorno,  mentre si fa intrecciare i capelli, viene a sapere di un principe in pericolo, segregato ed ammaliato, l'unico modo per liberarlo è rimanere in silenzio, sette anni, senza curarsi di se stessa. Se ne innamora e decide di stare zitta.
Alla fine dei sette anni lo aspetta sulla soglia così com'è:  silenziosa - senza altezze.
Appena lui la vede le dice: sciù, per un uomo come ti sei ridotta!  E se ne va.
La principessa si dispera e, si dispera. Ma poi vive e parla e rivive -  diventa bella come una volta - di più.
Ed il principe viene a sapere di questa bellezza sconosciuta, la vede e decide che deve sposarla.
Così le porta catene d'oro, pietre preziose e diamanti che lei utilizza per le sue galline, per il suo pozzo..
Il principe la prega di andare nel suo castello ed ella accetta, a patto che lui le costruisca un ponte tutto d'oro. Così una bella mattina s'appresta a percorrerlo, ma metà del tragitto trova una spina, si ferma e dice: mi pungo il piede e me ne torno indietro!
Dopo molto insistere il principe si fa nuovamente avanti e lei  allora gli chiede di arrivare in una bara sotto la sua finestra, solo così l'avrebbe ricevuto.
Quando lo vede nella bara gli ricorda chi ella fosse: sciù, per una donna come ti sei ridotto!
Ed il principe non crede alle sue orecchie ed ai suoi occhi e le dice di amarla.
Infine dopo molti anni - che nelle favole passano come fossero bruscolini -  i due si sposano.

domenica 19 dicembre 2010

Scatto dell’ora e qui

Squarcio, sospiro, volpe argentina.
Colma, inciampo; mi rialzo.
Sonoro parlarsi e, rotolano sassi.
Surreale battere d'ali che sono stata.
Punto.

venerdì 17 dicembre 2010

La natura ama nascondersi

Quando arriverai da me
vieni in pace e vieni nudo
porta solo due cose vere - il gesto e la parola.
--
tienimi stretta - la sola richiesta  fatta a chi amavo.
C'è chi non mi ha neanche sfiorata e chi mi ha lasciata andare.
Ma come dargli torto - come si fa a tenere un'onda che chiede di essere stretta?
--
decisamente, mi hai presa la mano.
Le braccia - danzanti - a toccarsi.
Eros - non poteva non essere..
ma mi sono dimenticata - mi hai spento gli occhi ed ero là - dove sono attesa da sempre.

giovedì 16 dicembre 2010

Llegando..

Sollevo questa me che sono contenta d'essere.
Il tempo mi consuma velocemente.

Mappe

Rileggo il disegno
i desideri seguono la traccia del cuore - mai roba a caso.
--
Traccio mappe sul mare.
Mare aperto addirittura.
Ma è un  fatto, lo so fare.
Mi scoccia, anche, vedere lo stupore di chi  non crede alle sei cose impossibili che tutte le mattine mi propongo di fare.
Bisognerebbe venirmi dietro e.. non farlo - perchè fa paura - so vedere le anime, la loro splendenza e dove questa condurrà.
Ma non so metterle al riparo - non proteggerle.
Mica è compito mio?

domenica 12 dicembre 2010

Stratega

Il trucco da adottare con un corpo sotto assedio
è far muovere le cose,
farsi giocoliere
nell'istante
in cui tutte le sfere sono in aria,
una vorticosa polka di asteroidi e lune,
conoscere la metrica delle viscere,
calibrando spintoni borborigmi
e brontolii del commercio
nei luoghi dove il sangue
incontra il sentimento.

Paura.
Gelo nelle giunture,
reumatismo primordiale.

Invidia.
Il midollo che gela
in igloo senza finestre.

Rimpianto.
Il tempo si ferma in gola.
Un ricordo che punge come una lisca
del mare.

Collera.
Vecchia amica.
Che dichiari al mondo
che io esisto.
Il trucco è costringerti all'angolo
nominandoti.
Annaffiare le piante.
Fare una passeggiata.
Abitare il verbo.
Arhundhati Subramian
--

Ho parole che mi serro furiosamente in gola, parole da cuore stretto, da strada sterrata. Quelle della selvatica, dell'ingenua, della miracolosa..
Ma abito da qualche tempo laddove il sangue incontra il sentimento. Potrebbe sembrare un posto scomodo e talvolta è così difficile, che sono sperdutamente umana.
Ma è il posto più libero che conosco, quello dove mi sento: sono liquida, sono persa e salva.
Dal lato vivo delle cose.

giovedì 9 dicembre 2010

Merry go round

Poesia - richiesta - che avevo persa e che tanto mi era piaciuta.
--
Respiro
forestiero,
antenato,
amico
che non ti lascia altro che questo
un marchio d’aria
sulla pelle,
ti ricorda che niente
vi è di rispettabile
in un corredo di famiglia
quando le porte dell’armadio sono chiuse
ti ricorda
che questa
terra selvatica e nuda
di desiderio
è semplicemente –
o non tanto semplicemente –
corpo.
Arundhathi Subramaniam

martedì 7 dicembre 2010

Dammi una casa

che non sia mia,
dove possa entrare e uscire dalle stanze
senza lasciar traccia,
senza mai preoccuparmi dell'idraulico,
del colore delle tende,
della cacofonia dei libri vicino al letto.
Una casa leggera da indossare,
in cui le stanze non siano intasate
delle conversazioni di ieri,
dove l'ego non si gonfia
a riempire gli interstizi.
Una casa come questo corpo,
così aliena quando provo a farne parte,
così ospitale
quando decido che sono solo in visita.
Arundhathi Subramaniam
--
se ti lascio entrare nella mia casa
la abito anche per te
che sei l'anelito di ciò che ho innalzato
canto - preghiera - corpo - vita.

sabato 4 dicembre 2010

Una donna sospesa sul letto

Parole - le ascolti - alcune sono così antiche che ti mettono addosso una forma - è bella e struggente.
Cosa fare se non è la tua?
--
Lavorare stanca - Cesare Pavese

giovedì 2 dicembre 2010

Sentimento

- sai mamma lo sento - quando cammino - si sente bene sotto i piedi.
- cosa??!??
- il mondo - come una palla che si muove - gira e gira.

mercoledì 1 dicembre 2010

Non ce la posso fare

- è ora, andiamo a letto!
- no, no sto ancora suonando
- bene fammi sentire, e canti?
- no è solo musica
 5 minuti, un quarto d'ora
- è tardi si va a dormire!
- un'ultima pagina, questa si chiama di note senza fine..
- e c'ha una linea interruttibile!?!!?

Pulp

Fiato -  un’aura - prende due esseri e li tramortisce..
Lavarsi i denti?

martedì 30 novembre 2010

Langue

Ho trovato parole per te - per tre anni.
Poi sono caduta - molle -  in pena.
--
Prima ero nuda.
Uno fotografava, uno seguiva il battito, uno scherzava, uno ha spinto col suo peso sulla mia pancia.
Urlavo - erano tre giorni che urlavo e non volevo più soffrire.
Mentre premeva - il battito non c'era più -  l'altro tagliava -  il sangue schizzava fuori - anche tu.
--
Prima - sei anni.
Nuda - provetta - trasparente - shhhhhh - sei anni - sola.
--
Dopo - il mio corpo, la mia carne, le braccia, le mani, il ventre - di nuovo.
Danzo il suo giusto peso e  lo riconosco.
Non potrò più parlare altra lingua se non questa vera.

Messa a tirare

 Un lampione e sullo sfondo del cielo - lì - sospeso sulla corda messa a tirare - colui che cammina salta o balla su una fune.
 Non mi ero mai chiesta perchè me la portassi dietro, perchè la ami, perchè - seppure giovanni non lo conosca più da molti anni - mi porti appresso la foto - col suo bel pensiero.
Chissà se lui se lo ricorda il funambolo che sono.

lunedì 29 novembre 2010

Provei que eu própria era..

Juntei me à voz da guitarra

Por ser mais que verdadeira
Provei que eu própria era
Feita de sua madeira.
Viemos da mesma árvore
Talhadas do mesmo geito
Guitarra tem as minhas formas
Eu tenho o seu próprio peito

Estão em mim as suas cordas
E até a mão de quem toca
É carne da minha carne
Falando da minha boca
--
Junteimeàvozverdadeira - Elisa Ridolfi
--
Provai che io proprio..stessa radice, stessa corda, carne, bocca, mano, petto.

Sprechi

Niente vi è di rispettabile in un corredo di famiglia quando le porte dell'armadio sono chiuse.
A. Subramanian
--
Consumo..non so fare altro di vero.

sabato 27 novembre 2010

Se

tu va verso lume,  lume va verso te..
--
O tempo perguntou ao tempo quanto tempo o tempo tem... o tempo respondeu ao tempo que o tempo tem tanto tempo quanto tempo o tempo tem”
--
Il tempo chiese al tempo "quanto tempo ha il tempo"? Il tempo rispose al tempo che "il tempo ha tanto tempo quanto tempo il tempo ha".

venerdì 26 novembre 2010

Tuaregho su Alto Atlante

"Les gents pressés sont deja morts"
Così al termine di un viaggio, ha detto, alla mia amica, il giovane e bello tuaregho.
Monica viene da una calda città del nord, quella di un teatro in cui poesia e leggerezza escono fuori dal nero.
Ci siamo prese, in lunghe passeggiate verso il mare, sull'isola verde.
Mi affida letture sul tempo.
Quanto dobbiamo riderne e quanto ancora viaggiare che... prossimo viaggio resta ancora previsto!

mercoledì 24 novembre 2010

Le faccende

Non mi piace metter ordine alle cose. Se qualcosa non è a posto di fronte a me, io non la metto a posto. Mi metto a posto io.
Diane Arbus
--
E' esercizio difficile, che sono stata una maniaca del controllo.
Ma imparo.
Ogni giorno lascio che - mani nelle mani -  la vita mi intrecci.
Così com'è.
Condizione per praticare - Ahia! Diane - la cosa che preferisco in assoluto: andare dove non sono mai stata.

Segreti o dell'arcano

Una fotografia è un segreto che parla di un segreto. Più essa racconta, meno è possibile conoscere.
Diane Arbus
--
è il posto dove aggancio
i carichi stagnanti - di mio peso.

lunedì 22 novembre 2010

La domanda

Me ne ero andata in giro, strade fangose, posti da cui si vede il mare, un piccolo argine a separare...
Di fianco allo specchio mi ha detto: puoi specchiarti o andare a casa..
Se non l'ho detto l'ho pensato: forse sono stanca, vado a casa.

sabato 20 novembre 2010

Veterinario

Ho salvato l'anima!
Mi hanno aiutato l'istinto ed i capelli di Liz Taylor.
Cominciamo daccapo.
Sempre un sogno, lo chiamo quello delle carpe o della rinascita.
Insomma, ci sono questi pesci, enormi e bruttissimi.
Lasciamo stare che a me mi sembrano bellissimi e conservo per loro una naturale simpatia - che mica si può essere tutti belli e perfetti nella vita, ci sarà un posto anche per gli altri?
Dicevamo..carpe.
Allora..mi avvicino alle vasche e faccio per accarezzarle, ma queste stanno morendo, boccheggiano; mi giro e dico a qualcuno: tu, corri, chiama il veterinario!
Poi mi butto in quest'orrido, in questa caverna, nella catacomba ed oltrepasso il cancello di una segreta.
In fondo, nella bolla traslucida - come in un nebbia - le carpe. Vive.
Mi dico: posso andare, il veterinario sta per arrivare. 
Indietro, che l'acqua ritorna e mi raggiunge.  Riemergo da essa aggrappandomi alle sbarre della segreta ed ho lo sguardo luminoso.
I capelli viola come gli occhi di Liz Taylor.

giovedì 18 novembre 2010

Non c'è

pausa che non abbia risuonato: oro, seme, verbo.
Fortune dell'essersi guardati negli occhi, visioni.
Un nuovo passato, uno che si avvolge, uno che...

martedì 16 novembre 2010

Hamish

Il mio sogno mi vede, bambina, sulle sponde del lago, a far parte della comunità.
Inquieta.
Attratta e respinta dal mondo.
Porto con me il ramo spinoso, senza fiore.
Devo nasconderlo perchè non potrei averlo.
Loro sanno.
Fuggire...portarlo in salvo.
E così, a lungo,  fuggo, affrontando pericoli, col coraggio che prendo dal ramo.
Devo salvare quest'ultimo pezzo spinoso - quest'ultimo inquieto modo di stare al mondo -  ad ogni costo.
Perchè non saprei vivere altrimenti.
Io non so vivere come loro.
Consegno - il testimone-  a lei -  immersa fino allo spasimo, spinta nella tensione espressiva.
Siamo salve, entrambe, riposo, sfinita dallo sforzo.

domenica 14 novembre 2010

Potessi un giorno

Con sporcature di pinne - materie sul corpo - nuotare e poi star ferma.
La testa verso il basso, greve, intera, senza forma - il talento per il canto.
Essere una megattera.

giovedì 11 novembre 2010

Invettiva

Ecco, quello che urge deve essere detto!
Quello è educazione sentimentale delle nuove donne.
Quelle che stiamo facendo ora. Che stiamo sgravando, partorendo, crescendo ora.
Quelle già fatte, che si possono ancora salvare, perché hanno piedi veloci ed intelligenze.
--
A tutte le escort, le veline, ai prosciutti pensanti che, con criterio, parlano con il corpo, alla immensa controparte.
Amen!
All’accademia di centimetri che prende spazio, tempo, anima.
Amen!
A chi lo consente, a tutte noi.
Amen!
--
La messa è finita, il rito compiuto, il sacrificio ha sanguinato.
Ora, in questa vita spesa ad emigrare da noi stesse, richiamiamo il cuore, il corpo pesante, le energie e torniamo a casa.
Spose cadavere, torniamo a casa!
Ossa, ossicine, sballottate, danzanti, disarticolate, disarmate.
Siamo scheletri, o lo diventiamo, consumate dalla vita a cui ci avete educate.
--
Sono venuta a vedere quanto resisto!
Quando la stanchezza sarà passata, forse, ricorderemo la fatica del cammino.
Quando la vita sarà passata, forse, sarò libera.
Molto si è allenato il mio cuore, il nostro, alla contrattura.
--
Hei!?? Altro clima, altro che guardate.
Voi, dico a voi..altra metà!
Sento lontananze, soffro lontananze, che non so più dove cercare.
Molte offese hanno impiegato il giusto tempo, e fatto male.
Ho smesso di andare verso.
Eppure poteva essere le giusta misura, eppure poteva valere per tutti.
Oppure no?

mercoledì 10 novembre 2010

domenica 7 novembre 2010

Segreti o dell'incongruità

Nelle mie fotografie non ho mai ottenuto il risultato che aspettavo prima di scattare. Dopo lo sviluppo erano sempre migliori oppure peggiori.
Diane Arbus
--
..è per questo che si continua a scattare?

Meglio sapersi

Appare nei sogni.
“la Donna che è nel cuore delle donne” ama e salva, il suo cuore è saggezza e nutrimento. E' Madre-Spirito, dea della totalità e desidera uomini che sappiano esplorare la vita in tutte le sue dimensioni.
A me è successo di deluderla - l'ho sognata come la governatrice della macchina che sono: un computer, da cui volevo solo stampare.
La cerco durante il viaggio inatteso, perchè proseguo nella vita, e seguo la verità della mia anima.
E' il tempo dell'incontro: mentre la cerco, si muove nell’universo o nell’inconscio, come se fosse invitata.
--
Ora, ovunque io vada, la parola, incontra il corpo, l'intuitivo - senza sforzo.
E, finalmente, riconosco il naturale istinto, il suo potere, la sua influenza; divento una-in-me-stessa, sono uno e sono donna.

sabato 6 novembre 2010

Un tipo sportivo

Per vedere questa gara potete andare su canale 7 - mondovisione - e la potete vedere o con la ferrari o con la moto o col monopattino, e sono sempre io.
E non ridete che sennò non mi concentro.

venerdì 5 novembre 2010

Segreti

Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate. Diane Arbus
--
scatti..puoi farli con macchine digitali, ma anche con sostanze analogiche.

giovedì 4 novembre 2010

Piccolo genio del male

- Faccio questo mestiere difficile: il maestro.
- in che consiste?
- eeee in tutte le materie..
- e per esempio?
- matematica..
- dunque?
- addizioni, sottrazioni, cose difficili..
- anche problemi?
- si!
- e se per esempio ci sono tre galline, un cestino e...
- ehhh, signora!!!
- si?
- oggi c'ho la giornata libera!

mercoledì 3 novembre 2010

L'unghia

Un'amica mi ha ricopiata da uno scritto di Borges; è che sono fortunata, sono la tigre che preme, la sua unghia sulla mia guancia.
--
Andava e veniva, delicata e fatale, carica di infinita energia, dall'altro lato delle salde sbarre e tutti la guardavamo.
Era la tigre di quel mattino, a Palermo, e la tigre dell'Oriente e la tigre di Blake e di Hugo e Shere Khan, e le tigri che furono e che saranno e insieme la tigre archetipa, poichè l'individuo nel suo caso, è tutta la specie.
Pensammo che era sanguinaria e bella.
Norah, una bambina, disse: è fatta per l'amore.
J.L. Borges - Storie della notte

lunedì 1 novembre 2010

2.30x2.30

Mi consigliano di parlare di meno e di amare il gesto - di farlo largo.
Io amo i gesti, amo le mani, amo toccare, e sporcarmi.
Anche le parole.

domenica 31 ottobre 2010

Pro (v) viste

Mammmmaaaa - cantando- sei la regina della carta igienica!

Lui la vede col suo occhio - una faccenda eroica - il supermercato ed io che torno.
Provvista.

sabato 30 ottobre 2010

Menti scientifiche

- Ciao, ehhh si, sono stato malato, con la febbre.
- eeeeesentinacosa, che avete fatto a scuola?
- uhhm, e.. matematica?
con l'aria vissuta da seconda elementare
- eee.. avete messo in colonna qualcosa ??

giovedì 28 ottobre 2010

Slow food

La parola non cura perchè non tocca...
Ma la mia parola è larga. Non cè dentro solo lei, c'è il corpo.
--
E' certo che io sappia la spina, non che la rivolti, perchè amo il ridere di tutte le cose.
Il mio cuore è della luna e del silenzio.
Sono una fiera, mangio - senza fretta - il nutrimento della selvaggia; intendo l'animale, non ne disprezzo il compito.
--
Tu, mi prendi e la carezza mi placa, questa, che mi attraversa, e che, ora, accolgo.
Una, mi cullo le canzoni del mondo, una, mi nutro del suo sedimento.

Dolcetto o scherzetto

Tu, mi scaldi il cuore?
Per motivi di praticità e complessità, mi sa che vado sul basic..
Piedi?
--
ne irascamur amicis

mercoledì 27 ottobre 2010

Il brutto carattere migliora la lettura

uhm"; "eh"; "ehm"..pare che interruzioni come queste, frasi spezzate ed un font poco leggibile siano in grado di indurre un ricordo più duraturo del contenuto.
Sarà che sono un tipo comunicativo, una che vuole farsi ricordare, ma sembra proprio il mio stile.
--
quanto poi al brutto carattere..

lunedì 25 ottobre 2010

White angels

Grazie, a te che mi guardi come angelo bianco, come non so guardarmi io, che nella corsa mi perdo.
Lento va - invece - il passo della mia voce argentina.
Grazie perchè mi ricordi di essere ciò che sono, perchè mi riconosci, perchè sai che le dimenticanze fanno l'urlo.
Ed io, l'urlo, non lo voglio più fare!

mercoledì 20 ottobre 2010

Datemi cinque minuti

Che io mi riposo e sogno...
--
Non c'erano istruzioni - ma il patto era: senz'occhi!
Io, senza, sono andata. A vivere il rintocco, nel silenzio.
Ora risalgo all'intorno rumoroso - alzo dal cuore il belato - non so conoscerlo, nè dargli un tempo, che un canto così non l'avevo mai fatto.
--
Sulla gamba destra mi è nato l'orto - sopra broccoli - sotto, nell'incavo del ginocchio, melanzane e.. melanzane, anche sopra. Non sapevo toccarle - finchè.. non tocco. E queste cadono - cadono tutte - senza dolore - si sgonfiano e giacciono, per terra.
Nella stanza - invitata - leggile, amore - su fogli piccoli - parole semplici - e cancellature, e un bacio.
--
Ho sognato di essere madre - di dover andare al posto assegnato, senza capelli. Mi avvolgo nel vestito a pois e, senza capelli, mi do.
I miei figli - uomo e donna - mi seguono.
C'è quell'orribile blu - figlia, non hai scampo! Lo so, vedo il volto di madre - diafano - farsi la morte negli occhi.

lunedì 18 ottobre 2010

Così poco, così poco...

E' canto d'amore - quello delle donne - di quelle che ci riescono - ma anche di quelle che non ce la fanno.

Non sono capace, amore, di farti un canto. Tu sei tutto di spine e di fuoco e, mi tieni lontana dal tuo cuore, pericoloso. Io non so bastarti alla gioia e così poco, così poco, mi pare, t'incanto. Sollevo quell'ombra scontrosa che tu sei tutto d'amaro e furore tu sei in urto e sperdimento, mio velocista del cuore, mio barbarico ragazzo di vento, mio torrente furioso. Arrivi alla mia acqua quieta con onde, sonagli e pepite d'oro. Vecchio fiume saremo, un bel giorno, io e te; io acqua e tu moto, io sponda e tu vento, io pioggia e tu lampo, io pesce e tu guizzo d'argento, io luna riflessa tu cielo, tu spada d'Orione. Tu, tutto l'amore umano che tento, che tento, d'amarti, per bene; mio grembo, splendenza.
E tu prendimi, portami con te come un incendio nelle tue abitudini
.
Mariangela Gualtieri - Misterioso Concerto.
--
Si dà - ora - con forza.
Si mostra.
Tocca piccole dita - nodi - estrae.
Tu, accosta l'orecchio - intendi,
dalle viscere sali e corri,
corri più veloce che puoi.

sabato 16 ottobre 2010

Lista della spesa

non sopportare nessuna croce;
passa da un mondo all’altro con spensierata devozione;
crea almeno un mostro;
moltiplica tutte le opinioni;
appartieni a tutti.


--

THE MURDER OF TWO MEN BY A YOUNG KID WEARING LEMON-COLORED GLOVES - Kenneth Patchen
Wait.
Wait.
Wait.
Wait.
Wait.
Wait. Wait.
Wait.
Wait. Wait. Wait. Wait.
Wait.
Wait.
Now.

--

Quando qualcuno ti è così vicino da sembrare te stesso non devi fare altro che esistere!

martedì 12 ottobre 2010

Operazioni

la mia preferita è l'addizione - perchè un giorno ho scoperto che la sapevo fare. E' stato bello saperlo - l'amore si addiziona, non c'è esclusione.
Da allora cerco di non dimenticarlo mai - soprattutto quando sono sott'acqua.
A seguire c'è la sottrazione - meno bella - piuttosto utile - quando non ne posso proprio più di tutto - faccio gli esercizi - e sono veramente brava!
La moltiplicazione è roba eroica - per questo cerco di fare solo i compiti assegnati - che mi richiede troppo sforzo.
Della divisione parlo poco - e c'è da stare attenti - la frequento anche poco - che è roba spinosa - cuore che dispera.

domenica 10 ottobre 2010

Un tà un tà un tà tàta tatatàm

Potessi non usare la parola piana - governare il mondo con quella pazza e corrosa - agitarlo con ogni energia, animarlo.
Ma è tutto un controtempo.

Ho lottato lungo la notte, ed ho lottato contro me stessa.
E' l'alba e voglio smettere di battermi.

mercoledì 6 ottobre 2010

Miranda warning

Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dica può e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto alla presenza di un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene verrà assegnato uno d'ufficio.

Eeee... che è!!!???
Sembra che siano i soli diritti che il mondo mi riconosca!
Al supermercato, a casa, al lavoro, nell'amore, nell'amicizia.
Ed allora, io, lo chiedo, da innocente e da contraria, da nuda e trasparente, con le parole di una canzone: amami soltanto se tu sai il mio nome, amami solo se tu riconoscerai il mio odore.

martedì 5 ottobre 2010

Meglio se ti mimetizzi con l'arredamento

C'è da non crederci, agli oroscopi, ogni giorno promettono disastri ed epifanie.
Dovendo - ognuno di noi - avere che fare con una modica quantità di montagne russe - ci mancano solo loro...
Ma certi titoli ti riconciliano con l'esistenza!

domenica 3 ottobre 2010

Coordinate

madre - ..allora ulisse sconfisse il gigante dall'occhio solo, Polifemo. Sai, questa storia l'ha inventata tanto tempo fa un uomo che si chiamava Omero.
figlio - mmmmm
madre - ed ha scritto anche un'altra storia, di eroi che combattevano intorno ad una città - eroi belli - eroi che morivano e donne che piangevano.
figlio - mamma?? Eroi???
madre - si! li ha inventati lui.. Ettore, Achille, Ulisse, che era un pò meno eroe e più pantofolaio e voleva sempre tornare a casa sua...
figlio - e i supereroi.. Batman, Superman e L'uomo Ragno!

You're going to reap just what you sow

Just a perfect day,
You made me forget myself.
I thought I was someone else,
Someone good.

Oh it's such a perfect day,
I'm glad I spent it with you.
Oh such a perfect day,
You just keep me hanging on.

Raccogliere ciò che semini.
Puoi pensarla così, pur tuttavia esistono diverse scuole - fratelli coen docent - a ricordarci che non c'è senso, nè strada.
Maddai!!!! Non sono mai stata cinica e non sono incline a diventarlo.
Questa è l'acqua direbbe il mio caro DFW..
E questa è l'acqua!

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Sicchè l'ho sognato - l'uomo ragno.
Mi ha detto attaccati ed ho fatto l'impensabile - mi sono buttata.
Si, e mentre cadevo, ed è durato a lungo, pensavo che faceva una paura, ma una paura che non smetteva più.
Per intanto mi ero buttata, e il fiato mi era impedito, il cuore, ne sentivo il battito, il corpo ad emigrare, allentare, abdicare, a cedere, ad affidarsi. L'anima ad arrendersi, a deporsi, dimenticare, disertare, sganciare, smettere, sotterrare.
Sono atterrata in piedi ed avevo un luccichio negli occhi, ma era più per copione.
Poi dice che non si devono amare i supereroi.

giovedì 30 settembre 2010

Sale d'aspetto

Non so come chiamarlo, è quando, senza che nessuno ti abbia invitata, entri nella vita degli altri, gli altri nella tua.
E' dove sono ora e non devo far niente.
Solo star ferma.
Ad arrampicarmi, inabissarmi, rifugiarmi, sorvolare, abitare distanze, con esercizio e sottrazione - coltivare memorie e tracciare mappe - a tendre - il cuore che trema, il respiro, come spugna, sul fondo.

mercoledì 29 settembre 2010

La casa

Quella che mi posso permettere, ha il tetto divelto, è vicina al mare e le onde, talvolta, la lambiscono. Perciò, solo per mettermi al riparo, sono salita sulla trave in soffitta e qualcuno mi deve aiutare a scendere.
Ehi dico a voi??!!Tutta quest'aria rarefatta potrebbe farmi male. Ma com'è che quando ho bisogno non c'è mai nessuno?
E poi gli scienziati mi vengono a raccontare che quando amiamo, ci allineiamo con gli altri amati, e sentiamo, c'abbiamo il sesto senso.
Con me gli allineamenti astrali non riescono - sono magnetica all'incontrario.
Sarà perchè avrò l'aria di cavarmela da sola, sarà che questo è vero perchè mentre ci penso l'ho già fatto, sono scesa.
Io scendo e salgo - come il barone rampante.
Anzi no, lui non scendeva mai, perchè aveva un modo tutto suo di risolvere le cose.
Anch'io ho il mio - dalla soffitta al pian terreno e viceversa - con le mani sporche - tutte le volte che ce la faccio.
Un giorno qualcuno lo farà con me - saprà farlo - intessute le mani ed impastate le parole...

lunedì 27 settembre 2010

A partire da

Mi capita qualche volta di osservare i piedi della gente. Al bar, a scuola, in metropolitana.
Sono le volte che non mi vanno giù occhi, mani, capelli, spalle - non mi voglio mischiare - guardo in basso - costruisco una storia - una che posso raccontare.
Una fatta di passi - uno alla volta - ritmo, andature, passaggi, movenze, gradi e decisioni.
Tracce, calpestii...scarpe.
Perchè il sostare, le parole, le desiderate parole, anche quelle, oggi, non le posso attraversare.
Perchè c'è un uomo - un uomo - osserva il poster e parla tra sè - questo c'è, questo me l'hanno levato - gli parla, gli chiede, se ne allontana ed avvicina, così solo per mettere a fuoco.
Calzini bianchi e pantofole.

Singolare plurale

Me lo chiedo ogni minuto quando penso al mio lavoro, alla scrittura, ai quadri, alle idee, all'intrecciarsi di temi, di esperienze, di voci, tutto questo intreccio..gli farà bene?

E' questo un passo a due, voce privata, diario?
E' per caso uno stare avvolti e piangere qualche lacrima sulle spalle del computer di fronte?
la domanda è non avendo niente da dire non sarà meglio farlo in silenzio?
la domanda è chi vuole sapere dove intenda svegliarmi domani?

sabato 25 settembre 2010

No es justo! Yo lo declaro con mi boca

Bravo Carlos Motta.
Offende e sconsola questa ingiustizia, questo perdersi del mondo.
Questo perdere la sua gente.
Ogni gesto verso questa verità ha la bellezza e la forza di una preghiera - speranza di gente semplice - di piante e di semi, di zolle, di immagini, di parole, di solitudini, di rinascite.

http://www.carlosmotta.com/sixacts.html

Monster’s & CO

Sbrigo le faccende di casa come capita, se capita, rincorrendo il bisogno del momento – senza disegno.
Non me ne curo più di tanto, non me ne spiego l’ansia.. se posso mi assicuro che qualcuno lo faccia per me. Così, quando ho cominciato a pulire, solo una forza senza costrutto può avermelo suggerito: mettilo nel forno a 360 gradi.
L’ho ridotto a baccello – disidratato. Non m’avvicino che mi impressiona. C’è voluta tutta l’ottusa caparbietà di cui sono capace. Finalmente, distratta, lo osservo: sta lì in quella forma, con quel contenuto.
Mi viene in mente la canzone e, con la stessa pazza esplosione, innaffio.
Quello non mi ricomincia a crescere? Si gonfia ed apre come frutto maturo - ne esce fuori: gattooo.
Tra me e me: l’ho cotto e mi metto pure a toccarlo?
Proprio non resisto?
Proprio!
Cuore, ne faccio carezza e.. me lo stringo, al cuore.

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Esaminatrice: Basta cosi Signor Bile vero?
Bile: Uh... gli amici mi chiamano Muco.
Esaminatrice: A-ah. Signor Bile, può dirci in cosa ha sbagliato?
Bile: Sono caduto?
Esaminatrice: No, no, prima di cadere! Chi mi dice qual è stato il grave errore del signor Bile? Nessuno? Ah! Rivediamo il filmato! ed ecco! Pa pa pa pa pa pa pa pa pa... li visto? La porta! L'ha lasciata aperta! E lasciare la porta aperta è il peggior errore che un dipendente possa fare, perché...?
Bile: Uh... potrebbe fare entrare uno spiffero?

:-)

giovedì 23 settembre 2010

Lume

Mi fa sentire azzeccata questo camminare, rovesciare, possedere, scegliere, guardare e lasciare..e non necessariamente nell'ordine.
Più il lume respinge, più, acutamente, lo amo, lo comprendo, lo nutro..e non necessariamente nell'ordine.
Non credo alle panacee, non credo alle oscurità.
Credo alle luci, alle voci.

lume - parola rumena - gente, mondo

mercoledì 15 settembre 2010

Mare aperto o dell’integrità

Sono circondata.
Per sopravvivere – così mi pare – ognuno s’è scelto un destino – o una causa – che forse sono la stessa cosa - gli indiani d’America, gli aborigeni, il popolo rom, i disabili, gli ammalati, i drogati.
In qualche modo andiamo verso il mondo. Nel migliore dei casi con una propensione a rilasciare un po’ di cuore - il buono e il bello che qualcuno di noi ha ricevuto in dote.
Questa cosa qui io la chiamo: averci un paliotto.
Lo faccio solo perché mi piace il nome - dato che questo è un velo a coprire l’altare.
Ma, a pensarci bene, questa cosa ha un gusto di sacro – va messa al caldo - e dunque ci sta anche il nome.
A me è venuto in mente perché l’ho sentito ripetuto come cantilena da una signora che del restauro di un velo aveva fatto ragione di vita.
Così ho deciso: paliotto uguale idea fissa, giusta causa.

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L’uomo di cui sono innamorata – amore non corrisposto – ha ben pensato di spararsi un colpo in testa un paio d’anni fa – si chiama David Foster Wallace.
Di paliotti – David - ne maneggiava diversi e contemporaneamente.
I suoi erano universi ed entropie che ci riconsegnava con un proprio ordine - assolutamente geniale - ed anche un tantino maniacale .
Aveva sulle parole, sulla vita che creavano, un controllo assoluto - per centinaia di pagine.
Pensi - non ce la fa, ora cade, ora si perde - ma a perderti ci ha pensato già lui, e tu, incredula, stai nel gioco, nella sua vertigine, integra e coerente; piena di tutta l’umanità, le anime, le danze, i rivolgimenti.
Stava nel mondo - vivo.

martedì 14 settembre 2010

Lume degli occhi

Attraversare ogni abbandono,
stamparlo nelle retini e scavarlo nel muscolo maggiore,
così a fondo, così a lungo.
Verso, ho levato le braccia, le mie molte,
e le gambe, e salpato l'ancora.
Ho sete dell'occhio e del cuore,
abissi rumorosi,
come le vertigini di questo volo.

sabato 11 settembre 2010

Dignità autonome di prostituzione

Confuse al mondo, nature delicate
nell'onda piegano, giunchiglie;
sott'acqua annaspano,consumano.
Non in altra forma corrono
nè l'alito freddo ne ha indurito il fianco.
Solo raccolgono, come fossero doni,
sospensioni, aberrazioni.

venerdì 10 settembre 2010

Dotazione Basic

Carezze e sussurri alle orecchie..."sai sei importante" - "fai bene" -"sappiamo che ci sei" - "dicci come ti possiamo aiutare".
Ricordo ragazzini liberi, nel quartiere, al parco, nella natura. Non spiegazioni, nè rassicurazioni.
Liberi di crescere.
Carezze e baci e.. parole io non me li ricordo.

Le parole sono importanti, le parole ci specchiano, le parole ci intendono, ci curano, atraversano. Bisogna avere fiducia nelle parole.

giovedì 9 settembre 2010

Con la sola imposizione delle mani...

Se non ricordo male era un comico e continuava così..."posso ungervi la giacca ed anche i pantaloni".
Io invece mi sveglio, le quattro, ma che mi sveglio a fare?
Cosa fa rumore?
Insomma non è proprio tutte le notti e non alla stessa ora.
Ho pensato alla banda bassotti, agli alieni, al nonno che mi viene a trovare.
Ma se mi facessero una tac al cervello, se mi leggessero il pensiero, come ora sembra riescano a fare, ci troverebbero quest'ansa ribelle, quella che sente.
Una bizzarria su cui talvolta fanno programmi alla tv - mani calde - circolazione accelerata - e visioni.
Non è che io straveda per questo, ma meglio del fantasma del nonno.

martedì 7 settembre 2010

Full optional

Mamminaaa!
hmmmmm...
Sei bellina!
hmmmmmm...
Ce l'hai il naso e la bocca?
E allora?
Sbaciucchiami!

lunedì 6 settembre 2010

Biologia

E chi le sta dietro?
Poco fa sono stata un pesce dell'acquario di Konrad Lorenz, e lo sapevo, facevo esattamente tutto quello che lui osservava.
Come fare il pesce e sapere di farlo.
Coscienza.
Ecco quello che mi porto appresso - come fardello - da molto, molto tempo.
Palpito.
Ecco quello che scelgo - a scapito della biologia e per confermarne le leggi.
Non serve sapere, a niente dire, è solo uno dei modi, uno di quelli che puoi scegliere per vivere.
Eppure può essere soffio, anelito, trasformazione, poesia - infinita poesia - e ritorni - eterni ritorni - per i quali calpestiamo suoli, gridiamo rabbie, raccogliamo respiri. Abbandoni.

domenica 5 settembre 2010

Rezzaglio

Avevo smesso, solo per un attimo, il colore deciso ed indossato un abito a fiori - vintage – lo portava, con garbo, mia madre. 40 anni fa.
Addobbata a festa sono andata. La festa c’era stata, una dai toni puliti al gusto di pomodori e fichi, aveva odorato del mondo e della sua diversità.
Mannaggiammè - ho voluto strafare - e sono andata.. ancora.
Con fare da teatro da strada, coglie il fiore dal mio vestito, ha il sorriso di chi presume, dice qualcosa tipo “un fiore tra i fiori” e me lo offre.
Infine mi guarda - insieme a lui con aria da professione - lei.
Si parla di corpo che si asciuga, quanti chili.. a cercare il punto dolente che spieghi la mancanza, che indaghi il presunto, quello che stoni, lo stridio.
Chissietevoi? Io, uno qualunque dei pesci, il mio sorriso è vero, il mio pianto è vero.
Ed è ora!

venerdì 3 settembre 2010

Spezie

Salgo le scale ed il passo chiama il profumo, mentuccia selvatica.
E' cominciata così. E non ho più smesso - una frenesia - ho cucinato, di nuovo, ho sentito il profumo, di nuovo. E che c'era da fare?
Il giorno s'era fatto lento, il tempo pesante. Così ho cucinato e letto ed ascoltato la musica di Giuseppe.
L'ho visto scrutare il mare dal terrazzino che guardava casa mia. Casa sua. Arrostito dal sole. Faceva il cuoco, forse, e poi il falegname infine guardava a lungo il mare.
Ha ascoltato la stessa musica e gli è piaciuto il budino di fichi d'india che sono andata inventando ogni volta che me ne portavano.
E poi l'andirivieni in giardino - pietre e terra battuta e profumi. L'origano fresco buono sul pesce spada, sui totani, il basilico che metto dovunque, il prezzemolo la salvia, i capperi le melanzane i pomodori e la cannella..ma quella è un'altra cosa e va nel budino.

giovedì 2 settembre 2010

A2

A2 - Vorrei quello che prende lui, al tavolo accanto, però analcolico.
Maaaa ti piace? gli chiedo il numero?
B7 - Macchè! Mi piace il rosso, come colore d'aperitivo, inoltre saprò ben chiederlo da sola, no?
La ragazza se ne va.
C3 - Sul tavolo, foglio, penna, scrive...
Colpita e affondata!

martedì 31 agosto 2010

Costruzioni

Mi sono svegliata così - con l'immagine in movimento - me. Il mio occhio dietro la macchina da presa e queste risate di donne, cambiavano in una diversa al solo cenno della testa, con un gesto, uno sguardo, un afflato..l'una nell'altra.

venerdì 27 agosto 2010

Destinazioni

Addivenni, diventai, giunsi - finalmente - con la mia voce.
Che è argentina, calda, e intensa ed ardita.
E' voce complicata e semplice allo stesso tempo, talvolta la patisco, talaltra mi sorprende.
Teme, come tutte, i colpi di freddo e per questo la curo come so, con l'amore.
Non è arrabbiata, ora, perchè si leva dalla sostanza molle e si culla le parole giuste, si dà un destino.
E che nessuno osi suggerirmi cosa posso e non posso, raccontarmi quale sia la mia condizione, quale il mio male, la mia follia.
Sono la mia stessa prigione e la mia libertà, per scelte, forza d'animo, amori, ardori..
Llegai, si, llegai, ma non tornai.
Seppure questo possa sembrare.

mercoledì 25 agosto 2010

Tenera perchè madre

Sfido chiunque a passare mezz'ora così e a dire che per le mamme è istinto materno, che è tutta una dolcezza, che è un privilegio.
Provo a riposare, nel dormiveglia, un grido disperato - mammaaaaa!
Mio figlio, quasi sette anni, un diploma alla Silvio D'Amico.
Mammammm - papà ha detto che non devo dormire, devo scendere da lui!!!
E che sei salito a fare allora?
Mmmmaaaa.. ti voglio bene!
Anch'io, vieni e dormi...
Nooooo dormire no!
Scusa, riposati.
Mammmammbellina.. di chi sono queste zizze?
Mie, amore, lo sai - vero - che odio essere toccata, cianciuliata, sputata, inumidita, starnutita?
A meno che tu non sia uno bello, buono, intelligente e ricco e per di più col bicipite tatuato ed abbronzato.
Mammmma - piange disperato - ma è solo il saggio di diploma del secondo anno - voglio stare con te!
Si, ok, ma immobile!
Ma che mamma sono??!
Non gli permetto il contatto fisico, non l'accolgo, ne faccio uno di quegli uomini che le donne non le vogliono vedere neanche di lontano..
E possono solo lontanamente immaginare quello che le donne che pensano di loro.
Amore, vieni vicino a mamma e riposa.
S'avvicina, tira su col naso poi starnuta, si mette un dito nella froge me lo passa addosso, e poi ristarnuta.
Lo guardo e gli dico - divento una belva, non ti conviene!
Mammmammm ti voglio bene, voglio stare con te!
Mi abbraccia. Nell'abbraccio mi stringe il collo e mi preme sulla carotide - ora m'ammmazza - non ce la posso fare.
L'istinto omicida sale, deve intravedere qualcosa nello sguardo perchè s'acquieta.
Uno starnuto e sei finito!
Lo trattiene, mentre si gira dall'altra parte, ormai nel dormiveglia, afferma che tanto lui non dormirà.
Favole - c'era una principessa triste perchè non trovava marito e non poteva avere figli... io, cinque minuti a pensare al bicipite, me li faccio!

giovedì 19 agosto 2010

Creme brulè

Ogni notte – ogni santissima notte – mi fai risalire dalla sostanza dei sogni – come fossi dolce al cucchiaio. Non importa quale salto, equilibrismo o volo io stia esplorando. Con un unico scatto – molle ed intera – vengo all’assaggio.

martedì 17 agosto 2010

Onda lunga

Non c’è niente che possa fare. Mi fa ballare ancora. Viene quando non te l’aspetti, quando dici: “è passata!”
Decide lei. Allora me ne sto qui. Buona. Tanto lo so che poi ritorna, si fa vento che passa tra i capelli e ti prende le mani. Nell’intreccio, l’odore antico di sentieri tra i capperi, di colori della terra, quella che trema.
Io non mi muovo, tanto mi muove lei.

domenica 15 agosto 2010

Meno uno

Quale sogno stavi facendo? Quale l’ultimo pensiero prima di dormire? Hai mai creduto potesse succedere così? Ricordo, cene allegre e promesse di rivedersi. Mai si dovrebbe indugiare, rimandare, aspettare, lasciare andare…

giovedì 12 agosto 2010

Mare aperto

Sulla panca salvagente la signora accarezza due enormi orecchie da cui spuntano occhi tondi tondi, e brillanti. Il cane più brutto del mondo, non gli toglieresti lo sguardo di dosso.
Il porto è spiaggia nera, cinquanta metri dalla riva e c’è già profondo per un traghetto. Mare aperto. Stanotte ne ho riconosciuto il vociare – quello di chi può permetterselo – dalla mia postazione privilegiata – per terra - nel sacco a pelo un metro e quarantacinque di mio figlio – insieme a lui.

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Ora sto seduta. Ho camminato la scogliera veloce, i miei piedi sono bruciati dal sole, massacrati dalle pietre, ma fanno quel passo che c’ho solo io.
Con quello posso andare dove voglio anche se le pietre scottano.
Io, cammino più veloce, nuoto più lontano. E non ho paura, non ho spine di ricci sotto i piedi, come gli altri, mai.
Ho solo sette anni e non so; non ho ancora lo sguardo.
Al massimo voglio arrivare al gozzo, scendere in apnea fino alla stella marina.
“Tuffati e risali, tuffati e risali; questo è il mio mare ed il panino me lo mangio qui nell'acqua, così tocco pure i pesci attorno alle briciole.”
Ancora non è successo niente, guardo il mare e tanto mi basta.. perché questo è il mondo come lo vedi una volta sola nella vita...se sei veramente fortunato.

venerdì 6 agosto 2010

Oddio!

Alessia?
Emanuele.
Mi vuoi sposare?
Si!
Ahia, mi hai tirato i capelli - non ti sposo più!!
Si, tu mi sposi.
E poi non posso perchè sono fidanzata con raian e non ti sposo.
Ahiaa, i capelli!!
Emanuele, a mamma, non ti vuole, fattene una ragione!
No, ora no, ma io glielo chiedo sempre, tutti i pomeriggi..e faremo un concordato.
Tanto io non mi sposo - e poi lo devi chiedere a raian.
Allora lo chiedo.
Ma sta in vacanzaaaa.
E io tanto lo so dove stanno le vacanze.

giovedì 5 agosto 2010

Wall-e

Invitami nella tua casa – quella nascosta.
Con le lampadine accese ed i vecchi musical
le immagini - i pezzi che nessuno vuole - raccolti per strada.
Ora, non servono a niente, ma non si sa mai.
Come potresti non piacermi?
Amo quando fai la ruota,
quando fai il cubo di roba,
e con occhio furbo e soddisfatto dici: “tataaa!”
Rido, rido di gusto, rido della vita.
Eve

mercoledì 4 agosto 2010

La pelicula de nicola

C'ho quasi sbattuto contro, era destino, lo ominoso.
E' il terzo giorno che giro qua dentro, Pao è con me, abbiamo chiacchierato a lungo con un gruppo di artisti del barrio joven - sezione giovani - ci siamo bevute insieme una bottiglietta di chandon - che chissàperchèsichiamacosì - ed io entro in questa saletta dove si proietta un trailer.
la peliculadenicola.
E così sono venuta - finalmente a te - a parlare con te.
Ciao double.
Ciao.
Come è possibile che tu sia reale?
Come ha potuto un'altra da me farti così somigliante?
Sono vera? Corrispondo?
Si!
Ti ha fatta - perchè?
Per esistere, per trasportarsi e per l'inevitabile.
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http://www.lapeliculadenicola.com.ar/

venerdì 30 luglio 2010

Bene Vento

Affacciata al ponte, la comitiva di bagnanti della domenica, pianelle e zainetto, mi fa viaggiare nel tempo.. ed io un pò di nostalgia la provo.
Sarà perchè mi ricordo la città quando era piccola piccola.
Questa, somiglia ancora a se stessa, qualche volta, e solo in certi quartieri.
La gente ancora va per strada, se dentro fa troppo caldo. Sta là fuori a prendere aria, appollaiata sulle panchine a mettere su storie, a dirsi malumori, a fare pace. Così, tutto in pubblico, .."t'agg ditte..tu dic' 'e parole e tropp'!"
Mi ricordo di quando - al centro - passavano le pecore, di quando ci si conosceva tutti e non c'era bisogno di piattaforme comuni per stare insieme - bastava uscire.

martedì 27 luglio 2010

non è obbligatorio!

Il piccolo genio del male colpisce duro.
Allora, nascono questi gattini e naturalmente lo comunica a tutto il mondo: "sai, sono 4, sono piccoli come dei topolini, si, sono tutti neri.." e dall’altro capo del telefono la mia amica: "devo, devo proprio venire", e lui continua "sono belli, ti piaceranno, mamma me li ha fatti toccare e poi gli dobbiamo dare dei nomi, e ci giocherò quando saranno grandi.."
Al di là del filo: "ahhh ma allora devo venire!" - Quando? - "Non lo so, ma devo!"
Lui ci pensa su un attimo e dice: "non è obbligatorio!"

lunedì 26 luglio 2010

la mano de dios

Me la sono voluta io.. ho detto: "in questi dieci giorni niente roba per turisti!"
E cosi mi fanno: "c'è Rodrigo allora!"
Il genere è la quartetaza - così la chiamano qua - o almeno così mi è parso di capire in questa mia full immersion nello sconosciutissimo castegiano.
Rodrigo è una roba a metà tra Gigi D'alessio e Gigione... "capite a mmme!!!"
Tiene i suoi concerti ignudo e tatuato davanti a fans che, uguali uguali all'originale, fanno tutto quello che fa lui - si ignudano e arrivano ai concerti tatuati come cartine geografiche.
Quando canta la mano de dios porta calzoncini sportivi da boxe, ed io timidamente mi chiedo come mai proprio da boxe visto che si parla di calcio. Però non voglio fare la guastafeste, a me mi tocca il cuore comunque! Perchè lui impazzisce cantando maradò maradò, ed io pure!
Al pibe de oro devo l'epifania del primo scudetto del Napoli - non sono ammattita, no! Gli devo la fortuna di avere vissuto una festa barocca e piedigrotta quando queste non esistevano più. A lui, triviale e cialtrone, devo l'aver imparato a ridere e compatire fino alle lacrime. A riconoscere negli altri l'umano che sono.
Onore al genio!

domenica 25 luglio 2010

stadio S. Paolo - la Boca

Eloisa è in una stanza, ingombra di tutto,somiglia in modo impressionante a quello che sapevo. E' piena, precaria, discontinua ed artigiana. Alejandro e Miriam sono Eloisa, non viaggiano nel mondo perchè non c'hanno i soldi, lavorano lì perchè era l'unica cosa che potevano fare ed hanno deciso di farla come un destino, con poesia.
Non vogliono sovvenzioni, conoscono e rispettano la precarietà, supportano ed intendono la diversità.
Stanno alla Boca e cioè stadio S. Paolo - Napoli - trent'anni fa. Abitato male e pericoloso. Non sanno parlare la lingua dell'economia, e rispondono solo se gli chiedi di libri, di storie, di poesia.. non capiscono niente, proprio niente di marketing.
E se invece capissero tutto?
Da Eloisa ci vanno a spendere le anime, quelle che non rinunciano a se stesse, pubblicano e comprano, per pochi pesos, i poeti, i diseredati in cerca di una voce, di giustizia.
E che lingua si parla con le anime?

giovedì 22 luglio 2010

la domanda a cui volevo rispondere

Ciao B.A.
Ti guardo a lungo mentre sorvolo di notte il tuo luccichio potente e complicato. Arrivederci mio immaginifico albero di natale disteso a guardare le stelle.
Da quassù, strappo il foglio e ne faccio piccoli pezzi. Sopra vi avevo appuntato “farewell“ – la versione dei fatti, quella a cui credere - “io non voglio amata perché nulla ci leghi che nulla ci unisca”... che è un addio da così lontano.
Ti devo la donna che ho saputo incontrare, ne riporto a casa il sedimento, il segreto che già posseggo e che ancora non so svelare.
E, llegando, voglio dare mucho spazio alla fortuna e così non la sveglierò, non la viaggerò, non le parlerò, non le sorriderò, non l’annuserò, non avrò calma né urgenze. Non la guarderò, né leggerò, né piangerò. Non la sentirò nella bisgia fea del mio stomaco. Non le mentirò e non potrò abbandonarla.
Cosa è stato? Zampe di rana collegate ad elettrodi? O..

lunedì 19 luglio 2010

non è bastardo chi somiglia al suo

Mio figlio ha due amici storici Giovanni Cammisella e Raffaele Borongaldi. Giovanni è comparso subito, sin da quando ha cominciato a parlare. E' un amico fidato, un compagno di viaggi e di esperienze.
Sono andati a Berlino, hanno parlato ai congressi, comprato vestiti eleganti, preso aerei, indossato cravatte, fatto gli attori girovaghi, e contano di fare ancora un tratto di strada assieme.
Conta poco che Giovanni per un certo periodo sia pure morto, con tanto di ubicazione al cimitero: "mamma, sta proprio lì, vicino alla fontanella"!
Ora come ora, mi pare goda della miglior salute.
Il secondo gestisce una avviata attività, un ingrosso di frutta e verdura "l'orto dei longobardi", e mio figlio va pazzo per il suo muletto che sposta i cassoni dal deposito al negozio.
A lui, se gli amici non sono bizzarri o non hanno un qualche talento, non piacciono.
Se li raccatta qua e là, scegliendoli senza pregiudizi, poi li segue, ne parla in continuazione, li ama per sempre.
Per Sergio, di mestiere parcheggiatore abusivo, ha una vera e propria passione. Chiede al nonno di andarlo a salutare e si preoccupa di non vederlo...
Aspetta, tutto eccitato, che sbuchi da dietro una macchina per chiedergli: "com'è andata oggi?" e quello risponde: "bene, tu mi porti fortuna" snocciolandogli anche il guadagno giornaliero: "24 più 53".
Poi, si porta le dita agli occhi e rifà lo stesso gesto verso Emanuele dicendogli: "amico, ci vediamo domani".

domenica 18 luglio 2010

Stazione perù

Se vai per calle Florida, alla fine, incroci avenida de majo. 200 metri a sinistra c'è la stazione Perù del Subte - la metropolitana.
Il traffico è frenetico, le persone innervosite da una giornata invernale caldissima - almeno 25 gradi - che non sai come vestirti.
Dall'altro lato dell'avenida vai verso SantElmo, ma continuare non è facile perchè tra i piedi ti spunta il mercatino dell'america centrale con i suoi ninnoli speciali: finti cammei, gioielli degli anni quaranta, cimeli di eserciti da cent'anni di solitudine. Un signore barbuto mi vende fumetti originali di mafalda e mi manda verso un museo inesistente, tra santelmo e calle defensa.
Vado - per lo meno 10 chilometri al giorno - perchè voglio vedere, perchè so che me ne dovrò andare presto anche se sento che qui è abbastanza bello, abbastanza affine ed abbastanza misterioso, da volerci restare almeno un pò.
Mi attira l'idea del "sai che c'è? mi andrebbe di restare, di sperimentare, di scorrere".
A perdermi non ci penso proprio. E come potrebbe mai accadere?
Ogni tanto, però, mi manca quel soffio che fa dondolare e fa vivere. Idee nuove, nuovi amici, nuovi sguardi al mondo e su di me.
Si, lo so, il "tutti i giorni" diventa uguale a qualsiasi latitudine, ma io sento la spinta.
Sto ansimando - da troppo - il respiro corto della negazione.
L'aria del mondo ed il suo contrario - entrambe - sono fatte della stessa materia.

mercoledì 14 luglio 2010

capolinea retiro

Sono travolta dall’onda umana – è silenziosa e triste – abbastanza triste. Forse è la crisi o forse è solo perché è un’onda. Non so.
Poi, molto silenzio. Questo non te l’aspetti – il parlare sottovoce – il risparmiare le forze.
Prossima stazione Retiro.
Prendiamo il treno e torniamo a casa, a Bisgia – il modo in cui qui dicono villa. Diciotto chilometri di distanza percorsi in quaranta minuti. Tutto si fa complicato.
Retiro – la stazione è bella ma suizia –, lercia. Impossibile reggere l’onda, leggere l’onda, puoi solo sentirne l’odore. La puzza di miseria. Questa sa di piscio di bambino – è lurido - viaggia con i genitori o a branchi di 3 o 4 - dà continue strette di mano e figurine offerte in cambio di pochi pesos.
Ma il pubblico poche volte partecipa, sta appena un pò più su ed ha paura – questa verità riluce come un’apparizione di una delle madonne più popolari della nostra tradizione. La gente va verso la bisgia fea – che è come qui dicono favela. La sentono così vicina che li inquieta e li rende impermeabili a tutto, alle cose più elementari: il pianto, il moccolo, il puzzo di piscio di una bambina di tre anni che ti da la mano e ti lascia la figurina della madonna. Sarà questo il punto di non ritorno?
No, è molto più in basso, ma a me questo mi sembra già abbastanza.

quella luce

C’è una luce che fa brillare la massa: è un agente fluorescente in grado di illuminare le cellule ammalate.
Per ora lo hanno provato solo sugli animali.. e noi che siamo? Mah!!
Dicevamo: “la delimiti e riesci ad asportarla.”
Ma io la sento nelle braccia; e se la sento nelle dita, nella schiena, nelle gambe, nel cuore, nei neuroni, in ogni cellula del mio corpo metastatizzato, come faccio ad asportarla?
Uno degli ostacoli più grandi di questa lotta è proprio l'impossibilità di delimitarne con certezza i confini, rendendo difficili eventuali interventi chirurgici.
Se io opero, sono costretta ad asportare più del necessario, anche tutto ciò che non è colpito dalla malattia e così, mentre la taglio, questa parte mi va via: quella buona, quella che assaggiavo ogni volta che mi dicevo: proprio me? questa che non voglio neanche io? ed allora forse qualcosa di buono c’è, qualcosa da volere c’è.
E la diversa si faceva strada, faticosamente, attraverso le spine degli anni bui, quelli spesi a dirsi che si era poco pesanti, solo pochi chili e non abbastanza per essere degni di esserci.
A quella che fine faccio fare?
E sebbene il gruppo di ricerca della Vanderbilt University (Tennessee) abbia sviluppato un composto in grado di “accendere la luce” nelle cellule della malattia, a me questa scoperta non mi fa niente, anzi mi fa un baffo - come usa dire - perché la malattia è ovunque.
Anche se gli inibitori fluorescenti dell'enzima COX-2, verranno illuminati e guardati con attenzione per prevenire per individuarla a livello cellulare, la scienza questa volta è arrivata tardi, e non ha vere soluzioni.
Perché tanto c’ero io che fin quasi dal primo giorno sapevo già tutto, e faceva bene e faceva paura, ma così tanta, che io l’ho chiamata in centomila modi altri – le ho dato tutti i nomi – e tutte le impalcature.
L’enzima l’avevo pure utilizzato, come faro, nella caccia alle cellule maligne, e, avevo detto: “separiamo”; avevo detto: ”delimitiamo.”
Ma la malattia è stata più furba di me, più forte di me.
Io, non ho saputo fare altro che andarvi incontro, col passo lento della processione che mentre va recita il: ”mea culpa..mea culpa..mea grandissima culpa!”
Ma anche con il passo veloce della banda che mentre va recita il: “somebody to love.!”
Però lo giuro: “davvero non ho potuto scegliere!”
Ha fatto il suo corso da sola, e se esisteva un rimedio, una medicina, doveva essere una medicina rara perché io non l’ho saputa trovare.

domenica 11 luglio 2010

mi piace la milonga

dopo averla guardata dalla distanza, da turista accostumbrata alla grande città, che conosce abbastanza l'America e non le fa quasi più stupore... ebbene, con questo sguardo, ora so che Buenos Aires non è tutta un tango!
Ha il passo antico della milonga e quello più moderno del rock and roll.
Li concilia con una certa tristezza da america minore, con le architetture e gli sguardi giusti, quelli che vanno dritti dove devono.
Sguardi che hanno gli occhi di donne lunghe ed irregolari che sono la mescla di tre generazioni di diversi: mamma basca, papà genovese, la nonna francese, il nonno italiano, tedesco, inglese, messicano, indio, boliviano..
Ma anche gli occhi di uomini, esperti, che ti fanno ballare laddove nessun altro può farti ballare, leviana, nella leggerezza, ma con decisione.

Io sono stata ad una milonga che è un tempo, un ballo, ed anche un posto. Il mio si chiamava "la viruta" - come a dire lo sfrido, il consumarsi delle scarpe sul pavimento. E non ha l'aria triste e malinconica della balera, forse perchè la frequentano un pò tutti, vecchi e giovani e vi si balla di tutto.
Tra i milongueros mi sono goduta il ritmo, la confusione e il litigio - che sono l'origine della parola milonga, mi sono divertita col suo linguaggio. L'ho ballata, allegra, senza nostalgia, l'unico sguardo che ho saputo dare è al presente, al tempo del ballo. Con in testa il non so!
Ed ho imparato una cosa nuova, una che non sapevo: è l'uomo che invita, con gli occhi, poi abbassa il capo, solo un poco, e ti fa ballare, se vuoi.
Perchè nella milonga.. porta l'uomo!

sabato 3 luglio 2010

24 themis

Ci sono ghiacciaie più calde di questo cuore. Non è questione di colpe, dolori, inadeguatezze.
È forse questione di..se ce l’hai o no, un cuore funzionante, uno che lo conosci, che ti corrisponda. Ma quel ghiaccio, potevi non saperlo, che dentro c’erano composti organici.
O ti faceva solo paura: essere fatta di tutto quello che si era prodotto nello scontro con altri asteroidi, con gli altri corpi celesti. Potevi aspettarti contaminazione - o magari invece no - quello era solo ghiaccio.
Poi c’è stato un giorno di primavera.
Il giorno dopo, dopo avere scoperto che niente faceva paura, niente ridere, niente dolore.
Dopo avere scoperto che era la malattia a guidare la veglia ed il sonno e che non sapevi quanto tempo ti sarebbe rimasto, cosa sarebbe rimasto di te.
Il giorno del “sarò passata invano”.
Ebbene quel giorno era quello del cammino, del viaggio, dell’avventura, della risposta.
Ma non fa più paura, fa solo abitudine, nostalgia, struggimento ed energia.
Che poi si passi invano..è vero e non è vero, perchè sei fatta del composto organico di cui è fatto il cuore di questo mondo.
Sei 24 themis.
Come te milioni al mondo, milioni nell’universo.
Ti si può osservare col telescopio del vulcano di Mauna Kea, alle Hawaii; analizzare lo spettro delle sostanze che ti compongono, e scoprire che sei ricoperta - per tutta la tua superficie - da un sottile strato di ghiaccio misto al carbonio - materia elementare. E, magari, calcolare il momento in cui cadranno sulla terra per dare “inizio alla vita".
Una serie di considerazioni, calcoli matematici, trasporti speciali su code di comete, e puoi metterci le mani sopra; scoprire che questo freddo che hai addosso - come pellicola - si scioglie se ti incontri con uno dei milioni, con alcuni precisi dei milioni.
E se ti scontri.
Ed anche se sei uno dei più grandi asteroidi di ghiaccio in circolazione nel sistema solare e viaggi - da qualche miliardo di secondi - e viaggi in una fascia compresa tra marte e giove - sei fatta di acqua della vita.
E gli scienziati pensano che sia più diffusa di quanto non si immagini: potrebbe essere anche al tuo interno, oltre che sulla superficie.
E allora che fai?
Niente, perché tu sei themis, l’irremovibile. Governatrice delle leggi naturali.
Nelle tue peregrinazioni molte volte sei andata - come corpo roccioso - vicino al sole ed il tuo ghiaccio, gli scienziati, hanno pensato si fosse vaporizzato tutto, come quello delle comete.
Ma se hai la riserva interna, l’acqua nebulizzata e rarefatta profuma di te, corrompe il materiale ferroso e ne fa sostanza primordiale.
Il prossimo passo, annunciano i ricercatori, sarà studiare i dettagli di quest'acqua per capire se è identica, per vedere se coincide con quella del pianeta blu.

venerdì 2 luglio 2010

la gaia scienza

Il giornale è di qualche giorno fa, ma io non ho l’ansia di conoscere le notizie in diretta e penso anche che non cambi nulla se l’editoriale del giorno sia un po’stagionato, che abbia fatto, per così dire, il suo corso;, come le cose che sono già successe, e che ce ne rammarichiamo a fare?
Per la scienza poi, il discorso è come per la religione: questione di tempo. Noi passiamo, e non importa se le scoperte di oggi siano già immortali, ci sarà tempo perché divengano funzionali a questa o quell’altra attività umana e che si sostituiscano alla natura, con quel passo inesorabile, quell’incedere da cavaliere dell’apocalisse che possiedono.
L’articolo, taglio alto, recita così: “I ricercatori del Mit sono riusciti a riprodurre il processo naturale con cui le piante catturano il sole. Prossimo obiettivo: costruire centrali alimentate ad acqua e sole”. I ricercatori hanno di che essere fieri: hanno modificato geneticamente un virus: M13, che normalmente infetta i batteri, che agisce come un raccoglitore di luce, un raccoglitore molto, molto efficace.
Fotosintesi, la foglia artificiale. E dire che noi sulla terra abbiamo chi fa energia pulita da sempre: le piante. Una risorsa illimitata di energia, e naturale, e sostenibile, ma quelle le tagliamo per farci carta igienica e dunque ne dobbiamo costruire di artificiali.
Ed è un po’ come dire: “sai che c’è? io una cosa so fare bene al mondo, pervaderlo d’amore, rabbia, bellezza, creatività, però da domani non lo faccio più, perché la scienza avrà studiato ben benino il processo, gli ormoni, la comunicazione, gli emisferi, i neuroni e avrà i materiali adatti: tessuti molli, muscoli artificiali, porosità grondanti sangue: fegati, milze, stomaci, intestini e soprattutto il muscolo maggiore e le anse “intorcigliate”, sedi di passioni e di assenze, e li avrà sostituiti ai veri.Elimina formattazione dal testo selezionato
Ed io proprio quel momento sto aspettando, proprio in quel momento vorrei essere il lettore dell’editoriale già passato, quello di qualche giorno fa, quando tutte le cose sono già successe, quando M13 raccoglierà la luce per me e ne farà sintesi.
E non riesco a rammaricarmi. Non riesco a sentire. Non a patire, né a compatire. Qualcuno se ne farà carico per me: la scienza.
Io starò, come graminacea, a sostenermi durante la mia unica stagione. Battuta dal vento, senza sapere di cosa si viva, senza conoscere sobbalzi ed oscurità, né anche avere contezza di pioggia, di sole, di rumori, di terra. Senza il tremare dell’attesa, la paura, l’emozione, senza il rammarico, senza tristezze, senza dolore.
Stupefacente: senza!

vado

Vado
passo dopo passo
sulle sconnessioni
sotto la volta di grevi rami
mi spina e accoglie il profumo.
Ho diritto ad essere chiamata la trasparente
perché trasparenti sono le vene
il sangue
la fatica delle braccia.

Ho diritti
stare
parlare
avere risposte alle domande
al patto tra liberi
a nuovi amori
nuovi dolori
muovermi
essere debole e forte
ho intelligenza.

Ho diritto a dire la verità e, responsabilità.
Dire a chi viene con aspettative
c’è chi si cura di te
chi patisce
chi ricorderà il gesto
il tuo passare
nessuna consolazione - saremo passati.

Malinconia, ombra, traccia, complessità, intensità, fragilità.
Riconosco in altri da me somiglianze
silenzio
solitudine
uso in saputo del linguaggio dei segni.

mi stancano le nude ripetizioni

mi stanca non arrivare
sentire il vuoto, tastare l'intorno respingente.
piuttosto preferisco il silenzio, il sostare, lo scomparire.
preludio di un pensiero, di una idea, di un cammino.