venerdì 2 luglio 2010

la gaia scienza

Il giornale è di qualche giorno fa, ma io non ho l’ansia di conoscere le notizie in diretta e penso anche che non cambi nulla se l’editoriale del giorno sia un po’stagionato, che abbia fatto, per così dire, il suo corso;, come le cose che sono già successe, e che ce ne rammarichiamo a fare?
Per la scienza poi, il discorso è come per la religione: questione di tempo. Noi passiamo, e non importa se le scoperte di oggi siano già immortali, ci sarà tempo perché divengano funzionali a questa o quell’altra attività umana e che si sostituiscano alla natura, con quel passo inesorabile, quell’incedere da cavaliere dell’apocalisse che possiedono.
L’articolo, taglio alto, recita così: “I ricercatori del Mit sono riusciti a riprodurre il processo naturale con cui le piante catturano il sole. Prossimo obiettivo: costruire centrali alimentate ad acqua e sole”. I ricercatori hanno di che essere fieri: hanno modificato geneticamente un virus: M13, che normalmente infetta i batteri, che agisce come un raccoglitore di luce, un raccoglitore molto, molto efficace.
Fotosintesi, la foglia artificiale. E dire che noi sulla terra abbiamo chi fa energia pulita da sempre: le piante. Una risorsa illimitata di energia, e naturale, e sostenibile, ma quelle le tagliamo per farci carta igienica e dunque ne dobbiamo costruire di artificiali.
Ed è un po’ come dire: “sai che c’è? io una cosa so fare bene al mondo, pervaderlo d’amore, rabbia, bellezza, creatività, però da domani non lo faccio più, perché la scienza avrà studiato ben benino il processo, gli ormoni, la comunicazione, gli emisferi, i neuroni e avrà i materiali adatti: tessuti molli, muscoli artificiali, porosità grondanti sangue: fegati, milze, stomaci, intestini e soprattutto il muscolo maggiore e le anse “intorcigliate”, sedi di passioni e di assenze, e li avrà sostituiti ai veri.Elimina formattazione dal testo selezionato
Ed io proprio quel momento sto aspettando, proprio in quel momento vorrei essere il lettore dell’editoriale già passato, quello di qualche giorno fa, quando tutte le cose sono già successe, quando M13 raccoglierà la luce per me e ne farà sintesi.
E non riesco a rammaricarmi. Non riesco a sentire. Non a patire, né a compatire. Qualcuno se ne farà carico per me: la scienza.
Io starò, come graminacea, a sostenermi durante la mia unica stagione. Battuta dal vento, senza sapere di cosa si viva, senza conoscere sobbalzi ed oscurità, né anche avere contezza di pioggia, di sole, di rumori, di terra. Senza il tremare dell’attesa, la paura, l’emozione, senza il rammarico, senza tristezze, senza dolore.
Stupefacente: senza!

Nessun commento:

Posta un commento