domenica 18 luglio 2010

Stazione perù

Se vai per calle Florida, alla fine, incroci avenida de majo. 200 metri a sinistra c'è la stazione Perù del Subte - la metropolitana.
Il traffico è frenetico, le persone innervosite da una giornata invernale caldissima - almeno 25 gradi - che non sai come vestirti.
Dall'altro lato dell'avenida vai verso SantElmo, ma continuare non è facile perchè tra i piedi ti spunta il mercatino dell'america centrale con i suoi ninnoli speciali: finti cammei, gioielli degli anni quaranta, cimeli di eserciti da cent'anni di solitudine. Un signore barbuto mi vende fumetti originali di mafalda e mi manda verso un museo inesistente, tra santelmo e calle defensa.
Vado - per lo meno 10 chilometri al giorno - perchè voglio vedere, perchè so che me ne dovrò andare presto anche se sento che qui è abbastanza bello, abbastanza affine ed abbastanza misterioso, da volerci restare almeno un pò.
Mi attira l'idea del "sai che c'è? mi andrebbe di restare, di sperimentare, di scorrere".
A perdermi non ci penso proprio. E come potrebbe mai accadere?
Ogni tanto, però, mi manca quel soffio che fa dondolare e fa vivere. Idee nuove, nuovi amici, nuovi sguardi al mondo e su di me.
Si, lo so, il "tutti i giorni" diventa uguale a qualsiasi latitudine, ma io sento la spinta.
Sto ansimando - da troppo - il respiro corto della negazione.
L'aria del mondo ed il suo contrario - entrambe - sono fatte della stessa materia.

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