dopo averla guardata dalla distanza, da turista accostumbrata alla grande città, che conosce abbastanza l'America e non le fa quasi più stupore... ebbene, con questo sguardo, ora so che Buenos Aires non è tutta un tango!
Ha il passo antico della milonga e quello più moderno del rock and roll.
Li concilia con una certa tristezza da america minore, con le architetture e gli sguardi giusti, quelli che vanno dritti dove devono.
Sguardi che hanno gli occhi di donne lunghe ed irregolari che sono la mescla di tre generazioni di diversi: mamma basca, papà genovese, la nonna francese, il nonno italiano, tedesco, inglese, messicano, indio, boliviano..
Ma anche gli occhi di uomini, esperti, che ti fanno ballare laddove nessun altro può farti ballare, leviana, nella leggerezza, ma con decisione.
Io sono stata ad una milonga che è un tempo, un ballo, ed anche un posto. Il mio si chiamava "la viruta" - come a dire lo sfrido, il consumarsi delle scarpe sul pavimento. E non ha l'aria triste e malinconica della balera, forse perchè la frequentano un pò tutti, vecchi e giovani e vi si balla di tutto.
Tra i milongueros mi sono goduta il ritmo, la confusione e il litigio - che sono l'origine della parola milonga, mi sono divertita col suo linguaggio. L'ho ballata, allegra, senza nostalgia, l'unico sguardo che ho saputo dare è al presente, al tempo del ballo. Con in testa il non so!
Ed ho imparato una cosa nuova, una che non sapevo: è l'uomo che invita, con gli occhi, poi abbassa il capo, solo un poco, e ti fa ballare, se vuoi.
Perchè nella milonga.. porta l'uomo!
Nessun commento:
Posta un commento