C’è una luce che fa brillare la massa: è un agente fluorescente in grado di illuminare le cellule ammalate.
Per ora lo hanno provato solo sugli animali.. e noi che siamo? Mah!!
Dicevamo: “la delimiti e riesci ad asportarla.”
Ma io la sento nelle braccia; e se la sento nelle dita, nella schiena, nelle gambe, nel cuore, nei neuroni, in ogni cellula del mio corpo metastatizzato, come faccio ad asportarla?
Uno degli ostacoli più grandi di questa lotta è proprio l'impossibilità di delimitarne con certezza i confini, rendendo difficili eventuali interventi chirurgici.
Se io opero, sono costretta ad asportare più del necessario, anche tutto ciò che non è colpito dalla malattia e così, mentre la taglio, questa parte mi va via: quella buona, quella che assaggiavo ogni volta che mi dicevo: proprio me? questa che non voglio neanche io? ed allora forse qualcosa di buono c’è, qualcosa da volere c’è.
E la diversa si faceva strada, faticosamente, attraverso le spine degli anni bui, quelli spesi a dirsi che si era poco pesanti, solo pochi chili e non abbastanza per essere degni di esserci.
A quella che fine faccio fare?
E sebbene il gruppo di ricerca della Vanderbilt University (Tennessee) abbia sviluppato un composto in grado di “accendere la luce” nelle cellule della malattia, a me questa scoperta non mi fa niente, anzi mi fa un baffo - come usa dire - perché la malattia è ovunque.
Anche se gli inibitori fluorescenti dell'enzima COX-2, verranno illuminati e guardati con attenzione per prevenire per individuarla a livello cellulare, la scienza questa volta è arrivata tardi, e non ha vere soluzioni.
Perché tanto c’ero io che fin quasi dal primo giorno sapevo già tutto, e faceva bene e faceva paura, ma così tanta, che io l’ho chiamata in centomila modi altri – le ho dato tutti i nomi – e tutte le impalcature.
L’enzima l’avevo pure utilizzato, come faro, nella caccia alle cellule maligne, e, avevo detto: “separiamo”; avevo detto: ”delimitiamo.”
Ma la malattia è stata più furba di me, più forte di me.
Io, non ho saputo fare altro che andarvi incontro, col passo lento della processione che mentre va recita il: ”mea culpa..mea culpa..mea grandissima culpa!”
Ma anche con il passo veloce della banda che mentre va recita il: “somebody to love.!”
Però lo giuro: “davvero non ho potuto scegliere!”
Ha fatto il suo corso da sola, e se esisteva un rimedio, una medicina, doveva essere una medicina rara perché io non l’ho saputa trovare.
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