"perchè era previsto che noi non sopravvivessimo."
A. Lorde
LITANIA PER LA SOPRAVVIVENZA
Per quelle di noi che vivono sul margine
ritte sull' orlo costante delle decisioni
cruciali e sole
Per quelle di noi che non possono
lasciarsi andare
Al sogno passeggero della scelta
Che amano sulle soglie mentre
vanno e vengono
Nelle ore fra un' alba e l' altra
Guardando dentro e fuori
e prima e poi allo stesso tempo
cercando un adesso che dia vita
ai futuri
Come pane nelle bocche dei nostri figli
perché i loro sogni non riflettano la fine dei nostri...
Per quelle di noi
che sono state marchiate dalla paura
Come una ruga leggera al centro delle nostre fronti
imparando ad aver paura con il latte di nostra madre
Perché con questa arma
questa illusione di poter essere al sicuro
Quelli dai piedi pesanti speravano di zittirci
Per tutte noi
questo istante e questo trionfo
Non era previsto che noi sopravvivessimo
E quando il sole sorge abbiamo paura
che forse non resterà
Quando il sole tramonta abbiamo paura
che forse non si alzerà dopo mattina
Quando abbiamo la pancia vuota
abbiamo paura di non poter mai più mangiare
Quando abbiamo la pancia piena
abbiamo paura che non mangeremo domani
Quando siamo amate abbiamo paura che l' amore svanirà
Quando siamo sole abbiamo paura
che l' amore non tornerà
E quando parliamo abbiamo paura
che le nostre parole non vengano udite
o ben accolte
Ma quando stiamo zitte anche allora abbiamo paura
Perciò è meglio parlare
ricordando
che non era previsto
che noi sopravvivessimo
Audre Lorde (1934-1992), poeta e scrittrice statunitense
da The Black Unicorn (1978)
lunedì 15 dicembre 2014
venerdì 3 ottobre 2014
Possessi che l'occhio raduna
T'informo che alle volte il mondo è nuovo.
T'informo che ho saperi inusitati, su alberi
e su foglie, e sui cartoni lasciati dai dormienti,
e sugli spazi là intravisti all'alba.
T'informo pure che dimentico e ricordo,
che ho mani nascoste nelle tasche.
T'informo, inoltre, che - appena ieri -
indifferente andavo per burrasche.
--
E, pure, dico "grazie" a quel poco
di luce originaria, a quel che vedo
e che ieri vedevo. Calmo, rientro
nei possessi che l'occhio raduna.
E. De Lea
sabato 27 settembre 2014
dottoressina
- Agata?
- stai sempre nel ricamo? Nel delicato?
- mmm
- Io quel posto l'ho tenuto chiuso.
- lo so, ma se è chiuso niente di vero accade.
- Agata?
- mmm
- stai e aspetti? Così quando riapro la finestra non mi spaventa di guardare fuori..
- no, non aspetto, ho guardato il mare troppo a lungo.
- cosa farai, allora?
- farò la dottoressina, e terrò al riparo, nel tempo del ricamo, cose... oggetti, piante, un ragazzino, la voce e tanto altro..anche te.
- quanto tempo?
- tutto il tempo.
- stai sempre nel ricamo? Nel delicato?
- mmm
- Io quel posto l'ho tenuto chiuso.
- lo so, ma se è chiuso niente di vero accade.
- Agata?
- mmm
- stai e aspetti? Così quando riapro la finestra non mi spaventa di guardare fuori..
- no, non aspetto, ho guardato il mare troppo a lungo.
- cosa farai, allora?
- farò la dottoressina, e terrò al riparo, nel tempo del ricamo, cose... oggetti, piante, un ragazzino, la voce e tanto altro..anche te.
- quanto tempo?
- tutto il tempo.
mercoledì 3 settembre 2014
De-sidera
"Ciò che noi facciamo e pensiamo è colmo dell'essere dei padri", quei padri contro cui l'Io conduce "una silenziosa battaglia".
Walter Benjamin
--
Ci sono notti per tutti, notti testarde, notti spostate dalle stelle.
Lì si trovano gli indizi, le prime fila, le rotte del bene.
Stefano Raimondi
lunedì 1 settembre 2014
Vicino al vero
Le storie stanno dove si raccontano:
nel loro modo acuto di restare
tra le parole nel loro rimanere
vicino al vero, al sogno di qualcuno.
--
Sono così poche le parole che si credono vere
i grani di luce che si contano piano
a un passo solo dal buio.
Stefano Raimondi
--
Cosa è sacro? Cosa mette insieme il corpo dell’uomo con quello della natura?
Menca Maria, il suo filare e sfilare, al tempo del lavoro ripetuto. Le mani che creano e la lingua che parla la pratica della vita.
E' sacro il gesto antico, il gesto lento, accompagnato dal pensiero, il gesto come una catasta di legna ben fatta, il gesto che è preghiera nella sua ripetizione.
Nfilava e sfelava Menica Maria..
Suono, musica nella parola dialettale di mastra manna (grande) che può esserci sconosciuta, ma entra dentro come la pioggia sulle foglie o il vento tra i rami.
Viene e va con la medesima dolcezza.
nel loro modo acuto di restare
tra le parole nel loro rimanere
vicino al vero, al sogno di qualcuno.
--
Sono così poche le parole che si credono vere
i grani di luce che si contano piano
a un passo solo dal buio.
Stefano Raimondi
--
Cosa è sacro? Cosa mette insieme il corpo dell’uomo con quello della natura?
Menca Maria, il suo filare e sfilare, al tempo del lavoro ripetuto. Le mani che creano e la lingua che parla la pratica della vita.
E' sacro il gesto antico, il gesto lento, accompagnato dal pensiero, il gesto come una catasta di legna ben fatta, il gesto che è preghiera nella sua ripetizione.
Nfilava e sfelava Menica Maria..
Suono, musica nella parola dialettale di mastra manna (grande) che può esserci sconosciuta, ma entra dentro come la pioggia sulle foglie o il vento tra i rami.
Viene e va con la medesima dolcezza.
--
Nfelaje e sfelaje Ménga Marje
tessije de vrazze, de cuorpe e de lénghe
tessije de mende, tessije cundende
e i pùlece pure chìangie facije
Nfelaje e sfelaje ngimme o tuluare
facije u gegliuzze pe sand'Andonje
sotto o cuscine tre ffave mettje
u muatine dopo une pegliaje
Ménga Marje ngielo vulaje
senza rasscédde cume facije?
Senza rangore spartije re ppuane
na frecula a éedde une p'i cane.
Nfelaje e sfelaje Ménga Marje
tessije de vrazze, de cuorpe e de lénghe
tessije de mende, tessije cundende
e i pùlece pure chìangie facije
Nfelaje e sfelaje ngimme o tuluare
facije u gegliuzze pe sand'Andonje
sotto o cuscine tre ffave mettje
u muatine dopo une pegliaje
Ménga Marje ngielo vulaje
senza rasscédde cume facije?
Senza rangore spartije re ppuane
na frecula a éedde une p'i cane.
domenica 3 agosto 2014
Vacanze
- Agata?
- Agata?
- ...
- Agata?
- si.
- Ah ci sei?
- E dove potrei essere?
- tutta intera?
- si , come si sta in un corpo.
- e tu?
- tutto intero?
- si, ma non penso, sennò mi viene il mal di testa.
- ammalarsi di pensiero?
- se pensi, non fai.
- mmm io qui nel buco non faccio altro.
- stanotte, per esempio, quanto mi sono agitata
- domande, domande, domande e, risposte. Tutto sbagliato.
- ...
- non mi chiedi cosa?
- no.
- ok.
- ridi?
- rido.
- Agata?
- ...
- Agata?
- si.
- Ah ci sei?
- E dove potrei essere?
- tutta intera?
- si , come si sta in un corpo.
- e tu?
- tutto intero?
- si, ma non penso, sennò mi viene il mal di testa.
- ammalarsi di pensiero?
- se pensi, non fai.
- mmm io qui nel buco non faccio altro.
- stanotte, per esempio, quanto mi sono agitata
- domande, domande, domande e, risposte. Tutto sbagliato.
- ...
- non mi chiedi cosa?
- no.
- ok.
- ridi?
- rido.
mercoledì 30 luglio 2014
La cera favorisce l'intralcio
ho un cuore trafitto in cera persa
perché non si concede
la forma cava e tonda di madre,
mi schiaccia nell'abbandono.
mentre natura spinge io tremo
per avere ciò che lo sguardo
non può concepire.
non può che permettersi il nome di cagna
dolce, che finisce in la.
al di là della nuca e tra i capelli
mi aspetto la linfa, i grilli, la pietà.
e preferisco di gran lunga natura
all'intelligenza della vita
che dimentica il sorriso nei posti più impensati.
perché non si concede
la forma cava e tonda di madre,
mi schiaccia nell'abbandono.
mentre natura spinge io tremo
per avere ciò che lo sguardo
non può concepire.
non può che permettersi il nome di cagna
dolce, che finisce in la.
al di là della nuca e tra i capelli
mi aspetto la linfa, i grilli, la pietà.
e preferisco di gran lunga natura
all'intelligenza della vita
che dimentica il sorriso nei posti più impensati.
venerdì 25 luglio 2014
The turn
http://www.fredoviola.com/audio.html
--
La spina dorsale è spago e foglie
Le pagine che non ho scritto premono dolcemente
--
--
La spina dorsale è spago e foglie
Le pagine che non ho scritto premono dolcemente
--
martedì 22 luglio 2014
Mare aperto o della mia strada
Uzun ince bir yoldayım gidiyorum gündüz gece
Bilmiyorum ne haldeyim gidiyorum gündüz gece
Gündüz gece gündüz gece gündüz gece
Dünyaya geldiğim anda yürüdüm aynı zamanda
İki kapılı bir anda gidiyorum gündüz gece
Gündüz gece gündüz gece gündüz gece
Şaşar Veysel işbu hale gah ağlayı gah güle
Yetişmek için menzile gidiyorum gündüz gece
Gündüz gece gündüz gece gündüz gece
--
Sono in una lunga e stretta strada
la mia strada mattina e sera
non so in che stato mi trovo in
Sono sulla mia strada mattina e sera
dal momento in cui sono entrato in questo mondo
ha cominciato camminare allo stesso tempo
in ogni posto con due scelte
Sono sulla mia strada mattina e sera
se mai si è pensato in profondità
sembrerà molto lontano quando si è visto
il percorso vale un minuto
sono sulla mia strada mattina e sera
Veysel è confuso di questo ....
qualche risata e qualche grido
per arrivare fino all'obiettivo
e per stare sulla mia strada mattina e sera
sabato 19 luglio 2014
L'intesa fra tutto ciò che manca
Noi tutti non siamo solo terrestri. lo si vede da come fa il nido la ghiandaia da come il ragno tesse il suo teorema da come tu sei triste e non sai perché. noi nati, noi forse ritornati, portiamo una mancanza e ogni voce ha dentro una voce sepolta, un lamentoso calco di suono che un po’ si duole anche quando canta. te lo dico io che ascolto il tonfo della pigna e della ghianda la lezione del vento e il lamento della tua pena col suo respiro ammucchiato sul cuscino un canto incatenato che non esce. ascoltare anche ciò che manca. l’intesa fra tutto ciò che manca.
M. Gualtieri
--
hai la testa sul cuscino
posso sentire il respiro
posso fare finta di sentirlo
posso ignorare
e cercare l'occhio
e ridere
posso cercare di ridere
e parlare di una chitarra piccola
che va bene per fare cose
va bene
va bene.
Spiega alle ali come si fa
e non mentire
con tua piccola soddisfazione stai nel tuo fiato pesante
che non ne hai altri
per ora.
Poi con movimento
trova le dita delle mani
articola
parti da lì
e chiedi
chiedi
chiedi.
M. Gualtieri
--
hai la testa sul cuscino
posso sentire il respiro
posso fare finta di sentirlo
posso ignorare
e cercare l'occhio
e ridere
posso cercare di ridere
e parlare di una chitarra piccola
che va bene per fare cose
va bene
va bene.
Spiega alle ali come si fa
e non mentire
con tua piccola soddisfazione stai nel tuo fiato pesante
che non ne hai altri
per ora.
Poi con movimento
trova le dita delle mani
articola
parti da lì
e chiedi
chiedi
chiedi.
venerdì 18 luglio 2014
Manca grattato
Uff!!!!
La solita distanza tra me e quello che serve.
sul frigo: manca grattato - pane!
Il pane lo faccio con la pasta madre,
La solita distanza tra me e quello che serve.
sul frigo: manca grattato - pane!
Il pane lo faccio con la pasta madre,
servono gli ingredienti ed io non li ho
- come in un sogno - lo chiamo:
Iacopooo
fatti prendere, ora.
Nasci!
vieni da me...
dove sei?
dai... vieni fuori!
Saltella,
gattona,
annaspa
dici
sillabe
sillaba: ma - mm- ma
Vieni, non farmi spaventare che non ti trovo..
vieni a scrivere nel tuo cuore quello che è scritto sul frigo della nostra cucina
lì, nel cuore rosso.
E..
Iacopooo
fatti prendere, ora.
Nasci!
vieni da me...
dove sei?
dai... vieni fuori!
Saltella,
gattona,
annaspa
dici
sillabe
sillaba: ma - mm- ma
Vieni, non farmi spaventare che non ti trovo..
vieni a scrivere nel tuo cuore quello che è scritto sul frigo della nostra cucina
lì, nel cuore rosso.
E..
scusa per tutta l'imperfezione,
per tutta la paura che ho messo nel tuo petto
scusa, che era la mia e dovevo tenerla per me
eppoi non mi scusare per tutta tutta l'imperfezione che ti porto con il mio respiro,
non mi scusare per i giochi agli animali
non mi scusare per mamma tigre
vieni con l'ardore che ti ho insegnato
appena puoi,
per tutta la paura che ho messo nel tuo petto
scusa, che era la mia e dovevo tenerla per me
eppoi non mi scusare per tutta tutta l'imperfezione che ti porto con il mio respiro,
non mi scusare per i giochi agli animali
non mi scusare per mamma tigre
vieni con l'ardore che ti ho insegnato
appena puoi,
come puoi,
vieni da me e..
sillaba.
sillaba.
giovedì 17 luglio 2014
Il viaggiatore ritorna subito
"Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito."
Saramago
martedì 15 luglio 2014
Strette misure
Risposta
Contrasto tra le ferite e l’ingranaggio una colomba spaziava
Contrasto tra le ferite e l’ingranaggio una colomba spaziava
ma mi persi a cercare colombelle. Seduta stante convocai
anzi cominciai per bere, e il limone questa volta spartito
in parti uguali cresceva nel vaso da notte riempito di tè.
Ruvido il guanciale mentre non dormi, una rosetta sul porta
calze, tira calze; strettoie delle difficoltà. Per essere
nella mani di Dio giunsi le mani, le punte alleggerite da
una pressione civica interna.
O un Dio o un’ombra; era lo stesso per chi cerca il sonno.
Rivoltàme nelle giungle dei sampietrini oppure chiare acque
e fresche ombre, il mangiame dei nostri polli è abituale,
tu non ridi se ti sparano. Volli tentare il pieno ne ricavai
strette misure.
anzi cominciai per bere, e il limone questa volta spartito
in parti uguali cresceva nel vaso da notte riempito di tè.
Ruvido il guanciale mentre non dormi, una rosetta sul porta
calze, tira calze; strettoie delle difficoltà. Per essere
nella mani di Dio giunsi le mani, le punte alleggerite da
una pressione civica interna.
O un Dio o un’ombra; era lo stesso per chi cerca il sonno.
Rivoltàme nelle giungle dei sampietrini oppure chiare acque
e fresche ombre, il mangiame dei nostri polli è abituale,
tu non ridi se ti sparano. Volli tentare il pieno ne ricavai
strette misure.
Amelia Rosselli
martedì 1 luglio 2014
Da quale parte?
Eccoti finalmente voltato
dalla parte del cielo.
Aspettare che tutto si muova
che tutto diventi vero come
questa luce che viene dal chiuso
col respiro infilzato sul dorso
da un palombaro che sale
come una promessa data
con parole diurne
tagliate dal chiaro, uscite di sbieco
dalle corsie.
Stefano Raimondi
--
dalla parte del cielo.
Aspettare che tutto si muova
che tutto diventi vero come
questa luce che viene dal chiuso
col respiro infilzato sul dorso
da un palombaro che sale
come una promessa data
con parole diurne
tagliate dal chiaro, uscite di sbieco
dalle corsie.
Stefano Raimondi
--
mercoledì 25 giugno 2014
Pullulano
Sgorgano, ingombrano, fioriscono, germinano..
--
"mamma sei bella attorno a te pullulano gli uomini.."
Edipo all'attacco: "amore mio hai solo 10 anni!"
Solo?
--
Nell'incanto della precisione del verbo, stai.
Il verbo accoglie, comprende e sgomenta la forma, ne distrae l'intento,
è pronto all'essenza.
--
asciuttezza, presenza, esserci dell'amore,
netto, non ritroso, naturale..
tutto braccia e respiro
a massaggiare il cuore.
lunedì 23 giugno 2014
So dare ferite perfette
“Giuro per i miei denti di latte” giuro per il
correre e per il sudare giuro per l'acqua e
per la sete giuro per tutti per i baci d'amore
giuro per quando si parla piano la notte
giuro per quando si ride forte giuro per la parola no
e giuro per la parola mai e per l’ebrezza
giuro, per la contentezza lo giuro.
correre e per il sudare giuro per l'acqua e
per la sete giuro per tutti per i baci d'amore
giuro per quando si parla piano la notte
giuro per quando si ride forte giuro per la parola no
e giuro per la parola mai e per l’ebrezza
giuro, per la contentezza lo giuro.
Giuro che io salverò la delicatezza mia
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l'ombra piccola
l'impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri
la delicatezza del poco e del niente
del poco poco, salverò il poco e il niente
il colore sfumato, l'ombra piccola
l'impercettibile che viene alla luce
il seme dentro il seme, il niente dentro
quel seme. Perché da quel niente
nasce ogni frutto. Da quel niente
tutto viene.
Mariangela Gualtieri
--
andare nello scarno e nell'essenziale,
fare i frutti naturali che so fare
--
le più lunghe passeggiate
le più bianche nevicate
le parole che ti scrivo non so dove le ho comprate
di sicuro le ho cercate senza nessuna fretta
perchè...
venerdì 20 giugno 2014
Mostrare il sentimento
(...) uno spettacolo è molto piccolo, è sempre un'inezia quella che si può vedere.
Il corpo è una realtà senza la quale niente è possibile, ma oltre la quale si deve saper andare».
Pina Baush
--
è mercato di socialità
ma Dio è realtà, non verità.
aspettare, aspettare...
bisogna,
perché?
--
Nessuno può vivere
totalmente a carne viva,
senza una qualche forma
di anestesia,
ma adesso siamo
chiamati a questa prova,
al totale abbandono alla poesia.
Franco Arminio
senza una qualche forma
di anestesia,
ma adesso siamo
chiamati a questa prova,
al totale abbandono alla poesia.
Franco Arminio
venerdì 13 giugno 2014
sabato 7 giugno 2014
Il frassino
il verderame che resta sulle grondaie
lo spasimo dello zucchero che si scioglie
nell'angolo alto della tazza; da qui
dove ti aspetto d'ora in poi per sempre
lasciando che passi tutto
in un setaccio largo.
S. Raimondi
--
Carissimo Umano, io sono il frassino.
Sono un albero curioso, ma duro come il marmo di un altare, antico quanto la luce del sole. Cresco come un bambino che spiga: alto e magro; ed ho capelli folti e lunghi e braccia che vanno fino al cielo come se volessi abbracciare pure le montagne. Sono chiamato albero felice, ma al nord esiste un mio fratello: solitario ed unico.
Coi suoi rami sostiene l’universo ed ha tre radici: una che affonda nel mondo dei morti, Hel, una nel mondo dei giganti di ghiaccio Mimir, la terza nella terra degli Asi.
Accanto a lui “primo degli alberi” una fonte da cui le Norme che determinano il destino degli uomini, traggono fango ed acqua, affinché non dissecchi.
Sono l’albero di cui si ricorda l’esistere prima ancora che sia, prima ancora che m’innalzi e quando appare la mia pienezza sono già in decadenza.
E se talvolta, mi figuro di poter essere melo, acacia profumata, gelsomino fiorato, magnolia preziosa; sempre rispondo al richiamo; sempre mi abbandono alla natura, la mia, e faccio ombra di frassino.
Solo ombra.
giovedì 29 maggio 2014
Maschile plurale
- è che bisogna tenere conto di tutte le opinioni, capire chi è a favore, o...
- mamma come i due contro e i due però?
- mamma come i due contro e i due però?
sabato 17 maggio 2014
Superlativo!
E poi la mensa ingombra
Di povere vivande,
Simili a quelle ghiande
Le quai fuggendo tutto il mondo onora.
Sì che non dovete maravigliarvi s'anch'io ad imitazion loro potrò caricarvi la mensa di vivande non comprate, le quali se tali non saranno quali voi altrove sete solito di gustare, ricordatevi che sete in villa, e a casa di povero oste vi sete abbattuto. Estimo, diss'io, parte di felicità il non esser costretto di mandare alle città per le cose necessarie al ben vivere, non ch'al vivere, delle quali mi pare che qui sia abbondanza.
Non occorre, diss'egli, ch'io per alcuna cosa necessaria o convenevole a vita di povero gentiluomo mandi alla città, percioché dalle mie terre ogni cosa m'è, la dio mercé, copiosamente somministrata: le quali in quattro parti, o specie che vogliam dirle, ho divise. L'una parte è la maggiore e da me arata e seminata di frumento e d'ogn'altra sorte di legumi; l'altra è lasciata a gli alberi e alle piante, i quali sono necessari o per lo fuoco o per l'uso delle fabriche e degli instrumenti delle case, come ch'in quella parte ancora che si semina sian molti ordini d'alberi su' quali le vite secondo l'usanza de' nostri piccioli paesi sono appoggiate; la terza è prateria, nella quale gli armenti e le greggi ch'io ho usano di pascolare; la quarta ho riserbata a l'erbe e a' fiori, ove sono ancora molti alveari d'api: perciò ch'oltre questo giardino nel quale tanti alberi fruttiferi vedete da me piantati e il quale dalle possessioni è alquanto separato, ho un bruolo molto grande, che d'ogni maniera d'erbaggio è copiosissimo molto.
Di povere vivande,
Simili a quelle ghiande
Le quai fuggendo tutto il mondo onora.
Sì che non dovete maravigliarvi s'anch'io ad imitazion loro potrò caricarvi la mensa di vivande non comprate, le quali se tali non saranno quali voi altrove sete solito di gustare, ricordatevi che sete in villa, e a casa di povero oste vi sete abbattuto. Estimo, diss'io, parte di felicità il non esser costretto di mandare alle città per le cose necessarie al ben vivere, non ch'al vivere, delle quali mi pare che qui sia abbondanza.
Non occorre, diss'egli, ch'io per alcuna cosa necessaria o convenevole a vita di povero gentiluomo mandi alla città, percioché dalle mie terre ogni cosa m'è, la dio mercé, copiosamente somministrata: le quali in quattro parti, o specie che vogliam dirle, ho divise. L'una parte è la maggiore e da me arata e seminata di frumento e d'ogn'altra sorte di legumi; l'altra è lasciata a gli alberi e alle piante, i quali sono necessari o per lo fuoco o per l'uso delle fabriche e degli instrumenti delle case, come ch'in quella parte ancora che si semina sian molti ordini d'alberi su' quali le vite secondo l'usanza de' nostri piccioli paesi sono appoggiate; la terza è prateria, nella quale gli armenti e le greggi ch'io ho usano di pascolare; la quarta ho riserbata a l'erbe e a' fiori, ove sono ancora molti alveari d'api: perciò ch'oltre questo giardino nel quale tanti alberi fruttiferi vedete da me piantati e il quale dalle possessioni è alquanto separato, ho un bruolo molto grande, che d'ogni maniera d'erbaggio è copiosissimo molto.
Torquato Tasso
mercoledì 14 maggio 2014
Si appianano i fossi...
Me piace assaje a parla ‘n dialette
e a cose cchiu belle d’a vita mije
cchiu belle de l’amore ca tradissce
cchiu belle d’a vite ca daje u cuangre
U dialette e lenga disoccupate
ndo becchiere d’u tiembe sciambagnone
e u cuavadde cu re vriglje d’ore
d’u pezzende ca cumbuatte fridde e ffame
parla ‘n dialette s’apparene i fuosse
s’accorcene re distanze cu a lune
quanne ne cunfide ca peffine Ddije
ha ditte pozz’ arrabbia crejanne u munne
--
Mi piace molto parlare un dialetto | e la cosa piu bella della vita mia |piu bella dell’amore che tradisce | piu bella della vita che da il cancro || Il dialetto e lingua disoccupata | nel bicchiere del tempo scialacquone | e il cavallo con le briglie d’oro | del pezzente che combatte freddo e fame || Parlare in dialetto si appianano i fossi | si accorciano le distanze con la Luna | quando ci confida che perfino Dio | disse pozz’arrabbià creando il mondo.
e a cose cchiu belle d’a vita mije
cchiu belle de l’amore ca tradissce
cchiu belle d’a vite ca daje u cuangre
U dialette e lenga disoccupate
ndo becchiere d’u tiembe sciambagnone
e u cuavadde cu re vriglje d’ore
d’u pezzende ca cumbuatte fridde e ffame
parla ‘n dialette s’apparene i fuosse
s’accorcene re distanze cu a lune
quanne ne cunfide ca peffine Ddije
ha ditte pozz’ arrabbia crejanne u munne
--
Mi piace molto parlare un dialetto | e la cosa piu bella della vita mia |piu bella dell’amore che tradisce | piu bella della vita che da il cancro || Il dialetto e lingua disoccupata | nel bicchiere del tempo scialacquone | e il cavallo con le briglie d’oro | del pezzente che combatte freddo e fame || Parlare in dialetto si appianano i fossi | si accorciano le distanze con la Luna | quando ci confida che perfino Dio | disse pozz’arrabbià creando il mondo.
Assunta Finiguerra
domenica 11 maggio 2014
Usa il punto e virgola; come me...
La mamma bella, dolce e cara
La mia mamma è dolce
come la cioccolata fondente calda;
certe volte si arrabbia
come del resto fanno tutte le mamme
pure se non le piace,
è cara sempre
perché mi coccola
e quando può mi fa pure i regali
la mia mamma modestamente
si chiama Francesca
E.
La mia mamma è dolce
come la cioccolata fondente calda;
certe volte si arrabbia
come del resto fanno tutte le mamme
pure se non le piace,
è cara sempre
perché mi coccola
e quando può mi fa pure i regali
la mia mamma modestamente
si chiama Francesca
E.
Agata tu mi stupisci!
ho fatto il buco e mi ci sono infilata dentro. Mi chiamassero pure, io rispondo, e faccio tutto quello che devo, ma da qua dentro. Mi posso muovere quando voglio. Ma non è ora. Ogni volta che riapro gli occhi ho fatto sogni diversi, e qualcuno ho anche pensato che fosse vero..
-Agata
-Papà
-sei ancora una ragazzina
-Non è così
-Perché non vieni? Che ci fai sempre in quel buco?
-Perché me lo chiedi ora?
-Hai avuto le risposte?
-Qualcuna…
ho messo le radici, fittoni. Sembra che niente
mi possa smuovere. Ferma. Ecco cosa sono, una donna ferma. Dalla mia fermezza
intreccio il cuore del mondo. Il tempo scorre nelle mie vene e il suo colore è
quello di Agata.
Agata sta nella vicinanza?
Agata sta nel freddo della sabbia di notte. Ha tutte le
forze, ha tutte le risposte, ha tutti gli sguardi, ma non sa pregare. Non sa
recitare salmi: sa cantare e sa piangere.
Si gira e incrocia l’occhio dentro la cabina.
-Chi sei?
Si sente un rumore di cose che cadono, un’imprecazione
ca..!!!
-Chi sei?
Una voce bassa risponde, non si capisce niente.
Non ti sento…
Ma che vuoi?
Sapere chi sei.
Fatti miei..
Ok!
Ok.giovedì 10 aprile 2014
Mezzosole
“Ci appartiene veramente soltanto ciò che noi stessi portiamo alla luce estraendolo dall’oscurità che abbiamo dentro di noi…Intorno alle verità che siamo riusciti a trovare in noi stessi spira un’aura poetica, una dolcezza e un mistero, i quali non sono altro se non la penombra che abbiamo attraversato”.
Proust - Il tempo ritrovato
Proust - Il tempo ritrovato
mercoledì 9 aprile 2014
so queria mostrar meu holar
É se sonho e de pó
O destino de um só
feito eu, perdido em pensamento
sobre o meu cavalo.
É de laco e de nó
de gibeira o jiló
dessa vida sofrida a sol.
Sou caipira pirapora.
Nossa Senhora de Aparecida
ilumina a mina escura
e funda o trem da minha vida. (2 v.)
O meu pai peão,
minha mãe solidão,
meus irmãos perderam-se na vida
em busca de aventuras.
Descasei, joguei,
investi, desisti,
se hà sorte, eu não sei, nunca vi.
Me disseram, porèm
que eu viesse aqui
p’ra pedir, de romaria em prece,
paz nos desalentos.
Como eu não sei rezar,
só queria mostrar
meu olhar, meu olhar, meu olhar.
--
È sogno e polvere il destino di un uomo solo come me,
perso nei miei pensieri, sul mio cavallo.
È destino di lazo e nodo, di poveri calzoni da festa e gilet,
di questa vita sofferta in solitudine.
Sono un abitante della campagna,
Signora di Aparecida
illumina l’oscura miniera e fondi le basi della mia vita.
Mio padre era un "peao", mia madre era la solitudine,
i miei fratelli si sono dispersi cercando l’avventura.
Sono divorziato, ho giocato, ho investito, poi ho abbandonato.
Se esiste la fortuna, non lo so, non l’ho mai vista.
Mi hanno detto però di venire qui, in pellegrinaggio, in preghiera,
per chiedere la pace nelle mie disavventure.
Ma dal momento che non so pregare,
sono venuto semplicemente a mostrare il mio sguardo
mercoledì 2 aprile 2014
Una sola freccia al mio arco
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.
--
così, semplicemente, quando cade il velo della mia ferma ottusità metto la mano davanti alla bocca o ancor prima davanti ai pensieri - e recito un salmo di scuse.
pochi elefanti vi girano, ottusi.
--
così, semplicemente, quando cade il velo della mia ferma ottusità metto la mano davanti alla bocca o ancor prima davanti ai pensieri - e recito un salmo di scuse.
martedì 1 aprile 2014
Parabellum
So mettere insieme quello che mi ha attraversato come un'elettricità - il più non è stato fatto con le parole ed io senz'altro ho capito, usato, e digerito, e agito - a difendere l'indissolubile, ciò che ha toccato corde profonde, ciò che va difeso.
I fiori, è tutto qui, in questi fiori..
in una malinconia, in uno sguardo che cede.
Non desidero lasciare spazio e tempo alla prepotenza, alla forza.
Arriva in dono nei modi più impensati, ammantata da pensieri delicati, da pensieri di sperdimenti, svelata da pieghe piccolissime e fitte, con grande intensità.
Non desidero morire spazzata dalla scienza.
--
I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.
Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.
Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.
La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.
Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.
Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi
Amelia Rosselli
--
parabèllum s. m. [nome coniato in Germania, traendolo dalla frase proverbiale lat. si vis pacem para bellum «se vuoi la pace prepara la guerra»].
lunedì 24 marzo 2014
Io, sull'arte di venir meno
Nicola Costantino - Eva- la fuerza -
Este vestido - máquina representa el corset que usaba Evita antes de morir para estar de pie
Evita, sommersa in un mare di lettere dalla meticolosa calligrafia, esaudisce i sogni di tutti quelli che la amavano. Nicola Costantino
--
che io sia
come una preghiera
voce del verbo essere.
Animata.
Pietosa.
Gentile.
Letale.
lunedì 17 marzo 2014
Treni...
last train...mi ricordavo to nowhere, ma era home...ci mancava altro!
Da nessuna parte, in nessun posto in nessun luogo..
non sono luoghi che io conosco.
casa, si, intimamente.
venerdì 14 marzo 2014
Poeti e mandala
L'universo non ha un centro,
ci si avvicina lentamente
eppure senza motivo apparente,
poi allargando le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,
e infine si svanisce,
insieme,
nello spazio di carità
tra te
e l'altro.
Chandra Livia Candiani
domenica 9 marzo 2014
Solo...
Il viso sconosciuto - sullo sfondo del divano rosso, del cuscino che ha del blu nei suoi fiori - uno sguardo che potrebbe stare in ogni tempo, nel passato. Forse.
- E' la luce e poi perché il passato? Il futuro, anche.
Allora avvicino la telecamera cercando tratti che si possano rifare familiari, invece si definisce un altro volto, il naso deciso, gli occhi, viso che si affina.
- Sarà sicuramente qualche malattia, la vecchiaia ad esempio, ed infatti c'è uno sbuffo di capelli bianchi sulla tempia...
- non ti vedo
- ci sono, solo, non volevo fermarti lo sguardo.
- E' la luce e poi perché il passato? Il futuro, anche.
Allora avvicino la telecamera cercando tratti che si possano rifare familiari, invece si definisce un altro volto, il naso deciso, gli occhi, viso che si affina.
- Sarà sicuramente qualche malattia, la vecchiaia ad esempio, ed infatti c'è uno sbuffo di capelli bianchi sulla tempia...
- non ti vedo
- ci sono, solo, non volevo fermarti lo sguardo.
venerdì 14 febbraio 2014
Magari passeggiavo...
dal lat. tardo synopsis, gr. σύνοψις «sguardo d’insieme» (comp. di σύν «con, insieme» e ὄψις «vista»)].
--
Ci siamo salutati con la mano, un bacio veloce e via, ognuno nel mondo, ognuno al lavoro. E' l’unica cosa che ci è concessa insieme ed ha un passo lento.
La strada era affollata, ma noi ce l’abbiamo fatta a vederci, l’un l’altra. Fino ad un minuto prima avevo guardato le strisce, poi quella ragazza bionda con i capelli lunghi e le gambe lunghe, poi la signora in carrozzina, mamme con bambini, papà con bambini, la giornata scorreva come un’acqua placida, non correvo, non ero ferma, magari passeggiavo.
--
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La strada era affollata, ma noi ce l’abbiamo fatta a vederci, l’un l’altra. Fino ad un minuto prima avevo guardato le strisce, poi quella ragazza bionda con i capelli lunghi e le gambe lunghe, poi la signora in carrozzina, mamme con bambini, papà con bambini, la giornata scorreva come un’acqua placida, non correvo, non ero ferma, magari passeggiavo.
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mercoledì 5 febbraio 2014
Mare aperto o del cessare
Lo slittamento del terreno equivale all’istituzione di una differenza, non un’origine ma un decentramento: «Mi chiedi da quale luogo parlo? Ti rispondo spostandomi. La mia risposta è il mio spostarmi. È ri-sposta» (p. 197). Questo movimento è l’esercizio filosofico di Foucault, che non è un discorso, ma un’azione dagli effetti concreti, una trasformazione tangibile.
--
«il soggetto filosofico-scientifico, allevato e istruito dal dispositivo alfabetico, è dunque soggetto a quella visione teorico-contemplativa e a quell’abito logico-descrittivo che sono il suo peculiare incanto» (p. 268). Le ultime pagine del libro si orientano verso una sospensione del dispositivo e una interruzione del suo potere figurans. Per disinnescarlo è necessario sporgersi – secondo Redaelli – sull’insensato che precede ogni precaria sensatezza. La proposta filosofica è quella di riorientare lo sguardo su un fondo nietzschiano di non senso e considerare la critica una pratica tra le altre poiché solo abitando questo paradosso può realizzare «il proprio shabbat» (p. 268).
da: lo sguardo
--
La parola ebraica Shabbat proviene dal verbo ebraico lishbot (לשבות) che letteralmente significa smettere, inteso come smettere di compiere alcune azioni. Sebbene "Shabbat" o la sua versione anglicizzata "Sabbath" siano universalmente tradotti come "riposo" o "tempo del riposo", una traduzione più letterale sarebbe "lo smettere" con l'induzione a "smettere di lavorare".
--
Tuttavia in una tavoletta lessicografica assira si trova questa equivalenza: ûm nûé libbi = ša-bat-tum; cioè "giorno d'appagamento di cuore" (presso gli dei) è equivalente a ša-bat-tum, il che significa che il giorno favorevole a propiziare gli dei è un ša-bat-tum ("appagamento"?).
mercoledì 29 gennaio 2014
Posare e ri-posare
Alle elementari, con matematica precisione, ti insegnano a calcolare le misure della velocità - lo spazio, nel tempo in cui lo percorri.
Si danno, nell'arrivare come nel ritornare, sia le categorie del tempo che quelle dello spazio..solo che stavolta succede dentro, è piuttosto un avvenire.
E non è la macchina che ti riporta indietro, non è il paesaggio che reincontri, non è il fermarsi all'autogrill, nè il riprendere la marcia, magari senza il buco allo stomaco.
Ma è spostarsi con leggerezza ed audacia nella propria vita, metterla tra quella degli altri uomini e donne di questa terra, capire che ci sono cose che dipendono da noi ed altre che no, ripensare ai volti familiari, e a dove ti vuoi posare, magari riposare; mentre guardi dall'autostrada il profilo antico di questo paese.
martedì 28 gennaio 2014
Un viaggio atteso
a te, Dacia: Il viaggio assomiglia anche, nel suo scorrere, alla narrazione.
In effetti ogni narrazione attinge a quel nucleo profondo che è il movimento dell'essere umano per raggiungere una terra, una casa, un traguardo.
Il viaggiatore racconta a se stesso prima di tutto e poi agli altri le tappe del suo itinerario.
Ci rimugina sopra, le riunisce e stende come una carta davanti a sé, la carta delle sue esperienze.
Per ritrovare poi, in letti estranei e lontani, la nostalgia del ritorno.
Per ricominciare, ogni volta che una storia è conclusa, con un'altra storia.
La storia del lungo e tortuoso andare verso la morte.
Dacia Maraini - le seduzioni dell'altrove.
--
Il tema del viaggio è il tema, forse avrei dovuto fare un'altra vita, un altro mestiere, un'altra ordinata disposizione: con taccuini. L'importante che io senta ancora la spinta a raccontare. Ad andare.
--
Taccuino- da vocabolario etimologico
dall'arabo taquim ordinata disposizione (da ebr. thacham numerare, disporre e tochen somma numero). libretto di note ed istruzioni.
Libretto per note ma in origine calendario, almanacco.
In effetti ogni narrazione attinge a quel nucleo profondo che è il movimento dell'essere umano per raggiungere una terra, una casa, un traguardo.
Il viaggiatore racconta a se stesso prima di tutto e poi agli altri le tappe del suo itinerario.
Ci rimugina sopra, le riunisce e stende come una carta davanti a sé, la carta delle sue esperienze.
Per ritrovare poi, in letti estranei e lontani, la nostalgia del ritorno.
Per ricominciare, ogni volta che una storia è conclusa, con un'altra storia.
La storia del lungo e tortuoso andare verso la morte.
Dacia Maraini - le seduzioni dell'altrove.
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Il tema del viaggio è il tema, forse avrei dovuto fare un'altra vita, un altro mestiere, un'altra ordinata disposizione: con taccuini. L'importante che io senta ancora la spinta a raccontare. Ad andare.
--
Taccuino- da vocabolario etimologico
dall'arabo taquim ordinata disposizione (da ebr. thacham numerare, disporre e tochen somma numero). libretto di note ed istruzioni.
Libretto per note ma in origine calendario, almanacco.
sabato 25 gennaio 2014
Terrestre
solo, m'importa adesso
dissodare, e germinare.
Che vengano gli uccelli
tra le zolle.
ho semi abbondanti
della mia pienezza.
dissodare, e germinare.
Che vengano gli uccelli
tra le zolle.
ho semi abbondanti
della mia pienezza.
mercoledì 22 gennaio 2014
But when...
Ora, ora, ora.
Ho una stilla di memoria,
potente,
di cui conservo odori,
sensazioni, fotografie
analogiche e digitali.
--
but when he came in to the world he was looking for something else (...) surely when Orlando was born it wasn't privilege he sought, but company. Orlando Sally Potter
Ho una stilla di memoria,
potente,
di cui conservo odori,
sensazioni, fotografie
analogiche e digitali.
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but when he came in to the world he was looking for something else (...) surely when Orlando was born it wasn't privilege he sought, but company. Orlando Sally Potter
lunedì 20 gennaio 2014
In inverno...
Se a questo mondo
non ci fosse
il fiore del ciliegio
il cuore in primavera
sarebbe più tranquillo
Ise monogatari
non ci fosse
il fiore del ciliegio
il cuore in primavera
sarebbe più tranquillo
Ise monogatari
domenica 19 gennaio 2014
Femore interiore
E' il momento delle frasi ripetute per sentito dire,
delle assonanze, dei giochini, degli scherzi, solo che dovrebbe anche fare i compiti...
il padre gli dice:
- domani organizzeremo una festa per i nonni. Qual è il soggetto di questa frase?
Lui:
- Organizzeremo?
- Domani?
- I nonni?
- mamma come si dice: tu sei un aggettivo nel senso... scherzoso,
e io magari lo sono....
così può cominciare il rap:
sostantivo pongo sostantivo pongo
ah ah du du ha puf puf ah aha du du...
Aaaaaghhhhhhh!!!!!!
Corre e cade
- mammaaaaa! mi fa male qui al femore interiore.
delle assonanze, dei giochini, degli scherzi, solo che dovrebbe anche fare i compiti...
il padre gli dice:
- domani organizzeremo una festa per i nonni. Qual è il soggetto di questa frase?
Lui:
- Organizzeremo?
- Domani?
- I nonni?
- mamma come si dice: tu sei un aggettivo nel senso... scherzoso,
e io magari lo sono....
così può cominciare il rap:
sostantivo pongo sostantivo pongo
ah ah du du ha puf puf ah aha du du...
Aaaaaghhhhhhh!!!!!!
Corre e cade
- mammaaaaa! mi fa male qui al femore interiore.
venerdì 17 gennaio 2014
Fondare
Sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Hikmet
Io sono come quest’uomo, in amore.
Io che sono donna.
Vedere il mondo ad occhi chiusi, so.
Rinunciare a farne un’enciclopedia, so
Fare ora solo soffio di vento leggero:
il mio respiro sul mondo.
--
E lei creò il cielo e la terra e gli animali e le cose, e le pietre e l’acqua a sua immagine e somiglianza, con desiderio contrario e personale, con pensiero diverso e personale.
Con in testa la domanda e non le risposte. Forse non in altre e più fonde distanze, ma in questa, c’è il silenzio necessario perché si compia la creazione.
--
fondare, appoggiare, porre ferma speranza.
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Hikmet
Io sono come quest’uomo, in amore.
Io che sono donna.
Vedere il mondo ad occhi chiusi, so.
Rinunciare a farne un’enciclopedia, so
Fare ora solo soffio di vento leggero:
il mio respiro sul mondo.
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E lei creò il cielo e la terra e gli animali e le cose, e le pietre e l’acqua a sua immagine e somiglianza, con desiderio contrario e personale, con pensiero diverso e personale.
Con in testa la domanda e non le risposte. Forse non in altre e più fonde distanze, ma in questa, c’è il silenzio necessario perché si compia la creazione.
--
fondare, appoggiare, porre ferma speranza.
martedì 14 gennaio 2014
Siate cauti con le parole
le parole a volte tagliano.
A noi, smembrati,
possono sembrare carezze
ma senza mani,
sono invece ricordo, o sembianza,
ci costano la perfezione che tutto combacia,
da lontano.
Ci costano il passato remoto.
Con le dita provo a tenerne i lembi
che si può in ogni istante disperdersi
in altezze mai veramente guadagnate.
Con le dita provo a chiedere: <<vero!>>
Ché sono già nel futuro semplice.
--
volo come un’aquila ma con le ali di un passero
siate cauti con le parole, anche con quelle miracolose. per le miracolose facciamo del nostro meglio, a volte sciamano come insetti e non lasciano una puntura ma un bacio. possono essere buone come dita. possono essere sicure come la roccia su cui incolli il culo. ma possono essere margherite e ferite. io sono innamorata delle parole. sono colombe che cadono dal tetto. sono sei arance sacre sedute sul mio grembo. sono gli alberi, le gambe dell’estate, e il sole, il suo volto appassionato. ma spesso non mi bastano. ci sono così tante cose che voglio dire, tante storie, immagini, proverbi, ecc. ma le parole non sono abbastanza buone, quelle sbagliate mi baciano. a volte volo come un’aquila ma con le ali di un passero. ma cerco di averne cura e di essere gentile con loro. le parole e le uova devono essere maneggiate con cura. una volta rotte sono cose impossibili da aggiustare.
Anne Sexton
A noi, smembrati,
possono sembrare carezze
ma senza mani,
sono invece ricordo, o sembianza,
ci costano la perfezione che tutto combacia,
da lontano.
Ci costano il passato remoto.
Con le dita provo a tenerne i lembi
che si può in ogni istante disperdersi
in altezze mai veramente guadagnate.
Con le dita provo a chiedere: <<vero!>>
Ché sono già nel futuro semplice.
--
volo come un’aquila ma con le ali di un passero
siate cauti con le parole, anche con quelle miracolose. per le miracolose facciamo del nostro meglio, a volte sciamano come insetti e non lasciano una puntura ma un bacio. possono essere buone come dita. possono essere sicure come la roccia su cui incolli il culo. ma possono essere margherite e ferite. io sono innamorata delle parole. sono colombe che cadono dal tetto. sono sei arance sacre sedute sul mio grembo. sono gli alberi, le gambe dell’estate, e il sole, il suo volto appassionato. ma spesso non mi bastano. ci sono così tante cose che voglio dire, tante storie, immagini, proverbi, ecc. ma le parole non sono abbastanza buone, quelle sbagliate mi baciano. a volte volo come un’aquila ma con le ali di un passero. ma cerco di averne cura e di essere gentile con loro. le parole e le uova devono essere maneggiate con cura. una volta rotte sono cose impossibili da aggiustare.
Anne Sexton
lunedì 13 gennaio 2014
Mare aperto o delle scientifiche verità
il mio pettine mi guarda con gli stessi occhi di quello di Mafalda
ove mai fossi splendente è solo un fenomeno naturale
atassia...
a-taxis - taxis significa ordine,
disordine, alterazione dé principi e delle forze vitali, delle funzioni del sistema nervoso.
elektron/elettricità
voce derivante da una radice che ha il senso di splendente
così fu chiamata in origine la proprietà che hanno alcuni corpi, tostochè stropicciati, di attirare o respingere altri corpi, poiché l'ambra fregata attrae i corpi a sé leggieri...
sabato 11 gennaio 2014
Scendere tutta
ieri il mio sabotatore di fiducia, mio figlio, mi ha chiesto:
come va mamma?
e quando mai lo fa?
e che è successo?
è successo che ho le mani ingombre di cose, l'ho sognato anche.
e mentre cercavo di portare tutto
mi cadevano gli oggetti dalle mani
ed io mi innervosivo e pensavo
non arriverò mai.
e mi infilavo in un posto che era previsto fosse un ingresso per dove dovevo andare invece era una piscina, una funicolare e gli oggetti mi cadevano di mano
ed io volevo andare
volevo scendere.
Un tizio mi dice non preoccuparti tra poco si parte...
io immaginavo questo blocco dove mi trovavo, scendere tutto.
--
alla fine mi chiedo di chi sono state le felicità, di chi i dolori, di chi i figli
di chi le scritture, il cane, le piante, il giardino, il divano rosso, il dipinto sul muro
di chi i viaggi, di chi i sospiri, di chi i pianti. e...
posso sopportare
solo poche cose
nel duro
nel muto
nel sordo
dello stomaco
oppure
sopportare tutto
china
a seminare
a piantare
dissodare
o ancora
ripulire il campo
dalle erbe selvatiche,
ove mai questo fosse il mio scopo.
no le erbe selvatiche, no!
che sono queste il mio unico vero sabotaggio.
--
sabotaggio
dal francese: [sabotage], dal verbo [saboter] sabotare, ma che anticamente significava urtare, da [sabot] zoccoli, usati per rompere e bloccare i macchinari nelle proteste durante la rivoluzione industriale.
(...) gli operai che vissero la rivoluzione industriale calzavano zoccoli; sappiamo che il confronto fra il lavoro autentico ma lento dell'uomo e quello rapidissimo ma alienante e spersonalizzato della macchina divenne subito un conflitto aperto - la via dei diritti del lavoratore.
Fra i licenziati per la nuova efficienza degli apparati meccanici e gli sfruttati e gli oppressi dai padroni, nacque il sabotaggio - l'atto istintivo e disperato di chi cerca uno strumento di difesa addosso a sé, levandosi una scarpa, una scarpa scomoda e rozza ma dura e forte con cui schiantare e bloccare quelle macchine - il cui impiego stava offendendo la dignità umana.
come va mamma?
e quando mai lo fa?
e che è successo?
è successo che ho le mani ingombre di cose, l'ho sognato anche.
e mentre cercavo di portare tutto
mi cadevano gli oggetti dalle mani
ed io mi innervosivo e pensavo
non arriverò mai.
e mi infilavo in un posto che era previsto fosse un ingresso per dove dovevo andare invece era una piscina, una funicolare e gli oggetti mi cadevano di mano
ed io volevo andare
volevo scendere.
Un tizio mi dice non preoccuparti tra poco si parte...
io immaginavo questo blocco dove mi trovavo, scendere tutto.
--
alla fine mi chiedo di chi sono state le felicità, di chi i dolori, di chi i figli
di chi le scritture, il cane, le piante, il giardino, il divano rosso, il dipinto sul muro
di chi i viaggi, di chi i sospiri, di chi i pianti. e...
posso sopportare
solo poche cose
nel duro
nel muto
nel sordo
dello stomaco
oppure
sopportare tutto
china
a seminare
a piantare
dissodare
o ancora
ripulire il campo
dalle erbe selvatiche,
ove mai questo fosse il mio scopo.
no le erbe selvatiche, no!
che sono queste il mio unico vero sabotaggio.
--
sabotaggio
dal francese: [sabotage], dal verbo [saboter] sabotare, ma che anticamente significava urtare, da [sabot] zoccoli, usati per rompere e bloccare i macchinari nelle proteste durante la rivoluzione industriale.
(...) gli operai che vissero la rivoluzione industriale calzavano zoccoli; sappiamo che il confronto fra il lavoro autentico ma lento dell'uomo e quello rapidissimo ma alienante e spersonalizzato della macchina divenne subito un conflitto aperto - la via dei diritti del lavoratore.
Fra i licenziati per la nuova efficienza degli apparati meccanici e gli sfruttati e gli oppressi dai padroni, nacque il sabotaggio - l'atto istintivo e disperato di chi cerca uno strumento di difesa addosso a sé, levandosi una scarpa, una scarpa scomoda e rozza ma dura e forte con cui schiantare e bloccare quelle macchine - il cui impiego stava offendendo la dignità umana.
venerdì 10 gennaio 2014
Mare aperto o della libertà
io la so vedere,
in un giardino della campagna inglese,
tra le rose.
--
questa è una verità
e vale la pena che sia scritta,
la si può ospitare,
accogliere.
Questa verità è bellezza e
libertà.
--
Vedrò la rondine sfiorare l’erba mi getterò sull’argine di un fiume e guarderò i pesci sguisciare tra le canne. Gli aghi di pino mi si stamperanno nel palmo delle mani. La mi aprirò e porterò alla luce tutto quello che ho fatto qui; qualcosa di duro.
Perché qualcosa di duro è cresciuto in me attraverso le estati , gli inverni, sulle scale, nelle stanze da letto. Non voglio come Jinny, essere ammirata. Non voglio che la gente, quando entro io, alzi gli occhi con ammirazione. Voglio donare e voglio che mi si doni, e voglio solitudine in cui svelare i miei possessi (…) Salirò nella mia stanza ed accarezzerò le mie cose, chiuse nel cassettone: le mie conchiglie, le mie uova, le mie erbe strane. Darò da mangiare ai miei colombi e allo scoiattolo (…) così gradualmente rivolterò la cosa dura che mi è cresciuta qui nel fianco.
Le Onde - V. Woolf
in un giardino della campagna inglese,
tra le rose.
--
questa è una verità
e vale la pena che sia scritta,
la si può ospitare,
accogliere.
Questa verità è bellezza e
libertà.
--
Vedrò la rondine sfiorare l’erba mi getterò sull’argine di un fiume e guarderò i pesci sguisciare tra le canne. Gli aghi di pino mi si stamperanno nel palmo delle mani. La mi aprirò e porterò alla luce tutto quello che ho fatto qui; qualcosa di duro.
Perché qualcosa di duro è cresciuto in me attraverso le estati , gli inverni, sulle scale, nelle stanze da letto. Non voglio come Jinny, essere ammirata. Non voglio che la gente, quando entro io, alzi gli occhi con ammirazione. Voglio donare e voglio che mi si doni, e voglio solitudine in cui svelare i miei possessi (…) Salirò nella mia stanza ed accarezzerò le mie cose, chiuse nel cassettone: le mie conchiglie, le mie uova, le mie erbe strane. Darò da mangiare ai miei colombi e allo scoiattolo (…) così gradualmente rivolterò la cosa dura che mi è cresciuta qui nel fianco.
Le Onde - V. Woolf
mercoledì 8 gennaio 2014
Sputiamo su hegel
“Non riconoscendosi nella cultura maschile, la donna le toglie l’illusione dell’universalità.”
Carla Lonzi
--
"È solo per loro: per quante hanno passato la vita studiando e ristudiando, senza mai un cedimento al politicamente corretto e allo spirito sempre incerto dei tempi. Liberamente, hanno amato le donne che sarebbero venute dopo."
nostalgia dell'impossibile
--
Sul corpo delle donne passa che - ogni sabato - oltre ai comitati per la vita troveremo anche loro quelli di no194, la presenza del medico che pratichi l'interruzione di gravidanza non è così garantita...
"sabato 4-1-2014 , come ogni primo sabato di mese dispari , si è svolge dalle ore 9 alle 18 la nostra 9 ore di preghiera, evento a sostegno della iniziativa referendaria di NO194, diretta all’abrogazione della omonima legge. Iniziativa che, a differenze di tutte le consultazioni analoghe svoltesi nel nostro paese sino ad oggi , ha necessariamente presupposto la creazione di un organismo apposito come il nostro comitato , in assenza dell’apporto di partiti politici, delle loro strutture, dei loro media e della loro imponente disponibilità economica. Ed un’iniziativa che, alla luce del successo raccolto ad oggi ed in linea con la sua capillare diffusione, si è estesa su base regionale, sino a coprire quasi tutto il territorio nazionale , nessuna regione esclusa."
Carla Lonzi
--
"È solo per loro: per quante hanno passato la vita studiando e ristudiando, senza mai un cedimento al politicamente corretto e allo spirito sempre incerto dei tempi. Liberamente, hanno amato le donne che sarebbero venute dopo."
nostalgia dell'impossibile
--
Sul corpo delle donne passa che - ogni sabato - oltre ai comitati per la vita troveremo anche loro quelli di no194, la presenza del medico che pratichi l'interruzione di gravidanza non è così garantita...
"sabato 4-1-2014 , come ogni primo sabato di mese dispari , si è svolge dalle ore 9 alle 18 la nostra 9 ore di preghiera, evento a sostegno della iniziativa referendaria di NO194, diretta all’abrogazione della omonima legge. Iniziativa che, a differenze di tutte le consultazioni analoghe svoltesi nel nostro paese sino ad oggi , ha necessariamente presupposto la creazione di un organismo apposito come il nostro comitato , in assenza dell’apporto di partiti politici, delle loro strutture, dei loro media e della loro imponente disponibilità economica. Ed un’iniziativa che, alla luce del successo raccolto ad oggi ed in linea con la sua capillare diffusione, si è estesa su base regionale, sino a coprire quasi tutto il territorio nazionale , nessuna regione esclusa."
lunedì 6 gennaio 2014
sabato 4 gennaio 2014
Chissà dove, poi.
Quelle volte che cerco di farmi...
chissà dove.
Di affrontarmi come un moschettiere, cappa e spada,
come un samurai...
tutte le forze, tutti i venti, le parole e gli enigmi,
mi riportano al punto di partenza,
all'amore leggero che mi parla,
sottovoce.
--
non resisto!!!!!
chissà con che cosa...
:-)
chissà dove.
Di affrontarmi come un moschettiere, cappa e spada,
come un samurai...
tutte le forze, tutti i venti, le parole e gli enigmi,
mi riportano al punto di partenza,
all'amore leggero che mi parla,
sottovoce.
--
non resisto!!!!!
chissà con che cosa...
:-)
venerdì 3 gennaio 2014
Lacerti
"A differenza dell’autobiografia, che lavora sui ricordi, sulla loro messa in forma all’interno di una narrazione, di un senso compiuto, la scrittura che vuole spingersi “ai confini del corpo”, in prossimità delle zone più nascoste alla coscienza, si affida a frammenti, schegge di pensiero, emozioni, che compaiono proprio quando si opera una dispersione del senso."
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La scrittura che tenta di portare alla luce il “mare ribollente delle cose non dette” non è, come qualcuno potrebbe pensare, un “genere”, nonostante l’evidente parentela con la diaristica, le lettere, l’autobiografia. Non prevede tecniche né codici particolari. Nel medesimo tempo, si può dire che attraversa tutti i “generi”, producendo dislocazioni, modificazioni del linguaggio, nuove costellazioni di senso.
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Anche gli effetti sono vari e molteplici: non solo estetici, né solo conoscitivi, ma anche formativi e in senso lato terapeutici. Inoltre, restituire alla storia, alla cultura, alla politica, passioni e accadimenti considerati ad esse estranei – l’”altro”, l’impolitico, l’astorico, ecc.- può essere un modo per entrare in una relazione inedita con la società in cui viviamo, indurre senso di responsabilità e desiderio di cambiamento. --
La ricaduta è perciò doppia: sulla storia personale e sulle relazioni sociali. In modo particolare, interessa la scuola, in quanto luogo dove l’organizzazione precoce dell’individuo può essere coattivamente “ripetuta”, o, nel migliore dei casi, “ripresa” per aprirsi a nuove soluzioni.
Ci sono domande, emozioni, vissuti che si affacciano nell’infanzia e che, per non aver trovato risposte o parole per essere detti, sembrano aver fatto naufragio. Sono rimasti, rispetto alla scuola, ai suoi saperi, alle sue norme, il “fuori tema”.
Lea Melandri
--
"L'altro, l'impolitico, il fuori tema" sono i miei temi.
Ovvero "ciò che si pone dalla stessa base, soggetto che si propone di trattare, frase musicale all'inizio di una composizione che verrà poi ripresa e sviluppata.
I miei temi sono lacerti, di stomaco, di fegato, tessuto di polmone, di cuore, fibre, roba spugnosa, porosa, che trasuda.
Senza accanimenti, ma anche senza posa.
Sono accompagnamento, sono musicali, sono stanchezza e spinta, sono affidarsi, venire meno e rinvenire.
giovedì 2 gennaio 2014
Vicini vicini...
come solo i danzatori sanno fare.
Non abbiamo parole qualsiasi
ma parole di vento,
a capofitto,
di cioccolata,
di bollicine,
segni gialli su foglio bianco,
danzano come ballerine,
sono quelle coraggiose
ché quando mi vedo senza grazia,
ricordo che leggerezza sia sentire il vostro soffio,
i vostri corpi vicini.
Mi sembra di appartenere ad un piccolo cosmo unico
e quasi mi sento persa lontana da voi.
"S'intende disse Riccio, già correndo con la mano sul cappello...così, povero e scalzo, continuò il viaggio: e per evitare nuovi guai teneva il bacio sempre sotto il cappello...
Ma quel bacio fra i capelli cominciò a fargli pensare pensieri d'amore per Monna Libetta, e sentirne la voce nei ruscelli e nel fruscìo del vento: con ciò camminava e camminava verso il campo di guerra."
Non abbiamo parole qualsiasi
ma parole di vento,
a capofitto,
di cioccolata,
di bollicine,
segni gialli su foglio bianco,
danzano come ballerine,
sono quelle coraggiose
ché quando mi vedo senza grazia,
ricordo che leggerezza sia sentire il vostro soffio,
i vostri corpi vicini.
Mi sembra di appartenere ad un piccolo cosmo unico
e quasi mi sento persa lontana da voi.
Ma quel bacio fra i capelli cominciò a fargli pensare pensieri d'amore per Monna Libetta, e sentirne la voce nei ruscelli e nel fruscìo del vento: con ciò camminava e camminava verso il campo di guerra."
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