Lo slittamento del terreno equivale all’istituzione di una differenza, non un’origine ma un decentramento: «Mi chiedi da quale luogo parlo? Ti rispondo spostandomi. La mia risposta è il mio spostarmi. È ri-sposta» (p. 197). Questo movimento è l’esercizio filosofico di Foucault, che non è un discorso, ma un’azione dagli effetti concreti, una trasformazione tangibile.
--
«il soggetto filosofico-scientifico, allevato e istruito dal dispositivo alfabetico, è dunque soggetto a quella visione teorico-contemplativa e a quell’abito logico-descrittivo che sono il suo peculiare incanto» (p. 268). Le ultime pagine del libro si orientano verso una sospensione del dispositivo e una interruzione del suo potere figurans. Per disinnescarlo è necessario sporgersi – secondo Redaelli – sull’insensato che precede ogni precaria sensatezza. La proposta filosofica è quella di riorientare lo sguardo su un fondo nietzschiano di non senso e considerare la critica una pratica tra le altre poiché solo abitando questo paradosso può realizzare «il proprio shabbat» (p. 268).
da: lo sguardo
--
La parola ebraica Shabbat proviene dal verbo ebraico lishbot (לשבות) che letteralmente significa smettere, inteso come smettere di compiere alcune azioni. Sebbene "Shabbat" o la sua versione anglicizzata "Sabbath" siano universalmente tradotti come "riposo" o "tempo del riposo", una traduzione più letterale sarebbe "lo smettere" con l'induzione a "smettere di lavorare".
--
Tuttavia in una tavoletta lessicografica assira si trova questa equivalenza: ûm nûé libbi = ša-bat-tum; cioè "giorno d'appagamento di cuore" (presso gli dei) è equivalente a ša-bat-tum, il che significa che il giorno favorevole a propiziare gli dei è un ša-bat-tum ("appagamento"?).
Nessun commento:
Posta un commento