Non so come chiamarlo, è quando, senza che nessuno ti abbia invitata, entri nella vita degli altri, gli altri nella tua.
E' dove sono ora e non devo far niente.
Solo star ferma.
Ad arrampicarmi, inabissarmi, rifugiarmi, sorvolare, abitare distanze, con esercizio e sottrazione - coltivare memorie e tracciare mappe - a tendre - il cuore che trema, il respiro, come spugna, sul fondo.
giovedì 30 settembre 2010
mercoledì 29 settembre 2010
La casa
Quella che mi posso permettere, ha il tetto divelto, è vicina al mare e le onde, talvolta, la lambiscono. Perciò, solo per mettermi al riparo, sono salita sulla trave in soffitta e qualcuno mi deve aiutare a scendere.
Ehi dico a voi??!!Tutta quest'aria rarefatta potrebbe farmi male. Ma com'è che quando ho bisogno non c'è mai nessuno?
E poi gli scienziati mi vengono a raccontare che quando amiamo, ci allineiamo con gli altri amati, e sentiamo, c'abbiamo il sesto senso.
Con me gli allineamenti astrali non riescono - sono magnetica all'incontrario.
Sarà perchè avrò l'aria di cavarmela da sola, sarà che questo è vero perchè mentre ci penso l'ho già fatto, sono scesa.
Io scendo e salgo - come il barone rampante.
Anzi no, lui non scendeva mai, perchè aveva un modo tutto suo di risolvere le cose.
Anch'io ho il mio - dalla soffitta al pian terreno e viceversa - con le mani sporche - tutte le volte che ce la faccio.
Un giorno qualcuno lo farà con me - saprà farlo - intessute le mani ed impastate le parole...
Ehi dico a voi??!!Tutta quest'aria rarefatta potrebbe farmi male. Ma com'è che quando ho bisogno non c'è mai nessuno?
E poi gli scienziati mi vengono a raccontare che quando amiamo, ci allineiamo con gli altri amati, e sentiamo, c'abbiamo il sesto senso.
Con me gli allineamenti astrali non riescono - sono magnetica all'incontrario.
Sarà perchè avrò l'aria di cavarmela da sola, sarà che questo è vero perchè mentre ci penso l'ho già fatto, sono scesa.
Io scendo e salgo - come il barone rampante.
Anzi no, lui non scendeva mai, perchè aveva un modo tutto suo di risolvere le cose.
Anch'io ho il mio - dalla soffitta al pian terreno e viceversa - con le mani sporche - tutte le volte che ce la faccio.
Un giorno qualcuno lo farà con me - saprà farlo - intessute le mani ed impastate le parole...
lunedì 27 settembre 2010
A partire da
Mi capita qualche volta di osservare i piedi della gente. Al bar, a scuola, in metropolitana.
Sono le volte che non mi vanno giù occhi, mani, capelli, spalle - non mi voglio mischiare - guardo in basso - costruisco una storia - una che posso raccontare.
Una fatta di passi - uno alla volta - ritmo, andature, passaggi, movenze, gradi e decisioni.
Tracce, calpestii...scarpe.
Perchè il sostare, le parole, le desiderate parole, anche quelle, oggi, non le posso attraversare.
Perchè c'è un uomo - un uomo - osserva il poster e parla tra sè - questo c'è, questo me l'hanno levato - gli parla, gli chiede, se ne allontana ed avvicina, così solo per mettere a fuoco.
Calzini bianchi e pantofole.
Sono le volte che non mi vanno giù occhi, mani, capelli, spalle - non mi voglio mischiare - guardo in basso - costruisco una storia - una che posso raccontare.
Una fatta di passi - uno alla volta - ritmo, andature, passaggi, movenze, gradi e decisioni.
Tracce, calpestii...scarpe.
Perchè il sostare, le parole, le desiderate parole, anche quelle, oggi, non le posso attraversare.
Perchè c'è un uomo - un uomo - osserva il poster e parla tra sè - questo c'è, questo me l'hanno levato - gli parla, gli chiede, se ne allontana ed avvicina, così solo per mettere a fuoco.
Calzini bianchi e pantofole.
Singolare plurale
Me lo chiedo ogni minuto quando penso al mio lavoro, alla scrittura, ai quadri, alle idee, all'intrecciarsi di temi, di esperienze, di voci, tutto questo intreccio..gli farà bene?
E' questo un passo a due, voce privata, diario?
E' per caso uno stare avvolti e piangere qualche lacrima sulle spalle del computer di fronte?
la domanda è non avendo niente da dire non sarà meglio farlo in silenzio?
la domanda è chi vuole sapere dove intenda svegliarmi domani?
E' questo un passo a due, voce privata, diario?
E' per caso uno stare avvolti e piangere qualche lacrima sulle spalle del computer di fronte?
la domanda è non avendo niente da dire non sarà meglio farlo in silenzio?
la domanda è chi vuole sapere dove intenda svegliarmi domani?
sabato 25 settembre 2010
No es justo! Yo lo declaro con mi boca
Bravo Carlos Motta.
Offende e sconsola questa ingiustizia, questo perdersi del mondo.
Questo perdere la sua gente.
Ogni gesto verso questa verità ha la bellezza e la forza di una preghiera - speranza di gente semplice - di piante e di semi, di zolle, di immagini, di parole, di solitudini, di rinascite.
http://www.carlosmotta.com/sixacts.html
Offende e sconsola questa ingiustizia, questo perdersi del mondo.
Questo perdere la sua gente.
Ogni gesto verso questa verità ha la bellezza e la forza di una preghiera - speranza di gente semplice - di piante e di semi, di zolle, di immagini, di parole, di solitudini, di rinascite.
http://www.carlosmotta.com/sixacts.html
Monster’s & CO
Sbrigo le faccende di casa come capita, se capita, rincorrendo il bisogno del momento – senza disegno.
Non me ne curo più di tanto, non me ne spiego l’ansia.. se posso mi assicuro che qualcuno lo faccia per me. Così, quando ho cominciato a pulire, solo una forza senza costrutto può avermelo suggerito: mettilo nel forno a 360 gradi.
L’ho ridotto a baccello – disidratato. Non m’avvicino che mi impressiona. C’è voluta tutta l’ottusa caparbietà di cui sono capace. Finalmente, distratta, lo osservo: sta lì in quella forma, con quel contenuto.
Mi viene in mente la canzone e, con la stessa pazza esplosione, innaffio.
Quello non mi ricomincia a crescere? Si gonfia ed apre come frutto maturo - ne esce fuori: gattooo.
Tra me e me: l’ho cotto e mi metto pure a toccarlo?
Proprio non resisto?
Proprio!
Cuore, ne faccio carezza e.. me lo stringo, al cuore.
--
Esaminatrice: Basta cosi Signor Bile vero?
Bile: Uh... gli amici mi chiamano Muco.
Esaminatrice: A-ah. Signor Bile, può dirci in cosa ha sbagliato?
Bile: Sono caduto?
Esaminatrice: No, no, prima di cadere! Chi mi dice qual è stato il grave errore del signor Bile? Nessuno? Ah! Rivediamo il filmato! ed ecco! Pa pa pa pa pa pa pa pa pa... li visto? La porta! L'ha lasciata aperta! E lasciare la porta aperta è il peggior errore che un dipendente possa fare, perché...?
Bile: Uh... potrebbe fare entrare uno spiffero?
:-)
Non me ne curo più di tanto, non me ne spiego l’ansia.. se posso mi assicuro che qualcuno lo faccia per me. Così, quando ho cominciato a pulire, solo una forza senza costrutto può avermelo suggerito: mettilo nel forno a 360 gradi.
L’ho ridotto a baccello – disidratato. Non m’avvicino che mi impressiona. C’è voluta tutta l’ottusa caparbietà di cui sono capace. Finalmente, distratta, lo osservo: sta lì in quella forma, con quel contenuto.
Mi viene in mente la canzone e, con la stessa pazza esplosione, innaffio.
Quello non mi ricomincia a crescere? Si gonfia ed apre come frutto maturo - ne esce fuori: gattooo.
Tra me e me: l’ho cotto e mi metto pure a toccarlo?
Proprio non resisto?
Proprio!
Cuore, ne faccio carezza e.. me lo stringo, al cuore.
--
Esaminatrice: Basta cosi Signor Bile vero?
Bile: Uh... gli amici mi chiamano Muco.
Esaminatrice: A-ah. Signor Bile, può dirci in cosa ha sbagliato?
Bile: Sono caduto?
Esaminatrice: No, no, prima di cadere! Chi mi dice qual è stato il grave errore del signor Bile? Nessuno? Ah! Rivediamo il filmato! ed ecco! Pa pa pa pa pa pa pa pa pa... li visto? La porta! L'ha lasciata aperta! E lasciare la porta aperta è il peggior errore che un dipendente possa fare, perché...?
Bile: Uh... potrebbe fare entrare uno spiffero?
:-)
giovedì 23 settembre 2010
Lume
Mi fa sentire azzeccata questo camminare, rovesciare, possedere, scegliere, guardare e lasciare..e non necessariamente nell'ordine.
Più il lume respinge, più, acutamente, lo amo, lo comprendo, lo nutro..e non necessariamente nell'ordine.
Non credo alle panacee, non credo alle oscurità.
Credo alle luci, alle voci.
lume - parola rumena - gente, mondo
Più il lume respinge, più, acutamente, lo amo, lo comprendo, lo nutro..e non necessariamente nell'ordine.
Non credo alle panacee, non credo alle oscurità.
Credo alle luci, alle voci.
lume - parola rumena - gente, mondo
mercoledì 15 settembre 2010
Mare aperto o dell’integrità
Sono circondata.
Per sopravvivere – così mi pare – ognuno s’è scelto un destino – o una causa – che forse sono la stessa cosa - gli indiani d’America, gli aborigeni, il popolo rom, i disabili, gli ammalati, i drogati.
In qualche modo andiamo verso il mondo. Nel migliore dei casi con una propensione a rilasciare un po’ di cuore - il buono e il bello che qualcuno di noi ha ricevuto in dote.
Questa cosa qui io la chiamo: averci un paliotto.
Lo faccio solo perché mi piace il nome - dato che questo è un velo a coprire l’altare.
Ma, a pensarci bene, questa cosa ha un gusto di sacro – va messa al caldo - e dunque ci sta anche il nome.
A me è venuto in mente perché l’ho sentito ripetuto come cantilena da una signora che del restauro di un velo aveva fatto ragione di vita.
Così ho deciso: paliotto uguale idea fissa, giusta causa.
---------------
L’uomo di cui sono innamorata – amore non corrisposto – ha ben pensato di spararsi un colpo in testa un paio d’anni fa – si chiama David Foster Wallace.
Di paliotti – David - ne maneggiava diversi e contemporaneamente.
I suoi erano universi ed entropie che ci riconsegnava con un proprio ordine - assolutamente geniale - ed anche un tantino maniacale .
Aveva sulle parole, sulla vita che creavano, un controllo assoluto - per centinaia di pagine.
Pensi - non ce la fa, ora cade, ora si perde - ma a perderti ci ha pensato già lui, e tu, incredula, stai nel gioco, nella sua vertigine, integra e coerente; piena di tutta l’umanità, le anime, le danze, i rivolgimenti.
Stava nel mondo - vivo.
Per sopravvivere – così mi pare – ognuno s’è scelto un destino – o una causa – che forse sono la stessa cosa - gli indiani d’America, gli aborigeni, il popolo rom, i disabili, gli ammalati, i drogati.
In qualche modo andiamo verso il mondo. Nel migliore dei casi con una propensione a rilasciare un po’ di cuore - il buono e il bello che qualcuno di noi ha ricevuto in dote.
Questa cosa qui io la chiamo: averci un paliotto.
Lo faccio solo perché mi piace il nome - dato che questo è un velo a coprire l’altare.
Ma, a pensarci bene, questa cosa ha un gusto di sacro – va messa al caldo - e dunque ci sta anche il nome.
A me è venuto in mente perché l’ho sentito ripetuto come cantilena da una signora che del restauro di un velo aveva fatto ragione di vita.
Così ho deciso: paliotto uguale idea fissa, giusta causa.
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L’uomo di cui sono innamorata – amore non corrisposto – ha ben pensato di spararsi un colpo in testa un paio d’anni fa – si chiama David Foster Wallace.
Di paliotti – David - ne maneggiava diversi e contemporaneamente.
I suoi erano universi ed entropie che ci riconsegnava con un proprio ordine - assolutamente geniale - ed anche un tantino maniacale .
Aveva sulle parole, sulla vita che creavano, un controllo assoluto - per centinaia di pagine.
Pensi - non ce la fa, ora cade, ora si perde - ma a perderti ci ha pensato già lui, e tu, incredula, stai nel gioco, nella sua vertigine, integra e coerente; piena di tutta l’umanità, le anime, le danze, i rivolgimenti.
Stava nel mondo - vivo.
martedì 14 settembre 2010
Lume degli occhi
Attraversare ogni abbandono,
stamparlo nelle retini e scavarlo nel muscolo maggiore,
così a fondo, così a lungo.
Verso, ho levato le braccia, le mie molte,
e le gambe, e salpato l'ancora.
Ho sete dell'occhio e del cuore,
abissi rumorosi,
come le vertigini di questo volo.
stamparlo nelle retini e scavarlo nel muscolo maggiore,
così a fondo, così a lungo.
Verso, ho levato le braccia, le mie molte,
e le gambe, e salpato l'ancora.
Ho sete dell'occhio e del cuore,
abissi rumorosi,
come le vertigini di questo volo.
sabato 11 settembre 2010
Dignità autonome di prostituzione
Confuse al mondo, nature delicate
nell'onda piegano, giunchiglie;
sott'acqua annaspano,consumano.
Non in altra forma corrono
nè l'alito freddo ne ha indurito il fianco.
Solo raccolgono, come fossero doni,
sospensioni, aberrazioni.
nell'onda piegano, giunchiglie;
sott'acqua annaspano,consumano.
Non in altra forma corrono
nè l'alito freddo ne ha indurito il fianco.
Solo raccolgono, come fossero doni,
sospensioni, aberrazioni.
venerdì 10 settembre 2010
Dotazione Basic
Carezze e sussurri alle orecchie..."sai sei importante" - "fai bene" -"sappiamo che ci sei" - "dicci come ti possiamo aiutare".
Ricordo ragazzini liberi, nel quartiere, al parco, nella natura. Non spiegazioni, nè rassicurazioni.
Liberi di crescere.
Carezze e baci e.. parole io non me li ricordo.
Le parole sono importanti, le parole ci specchiano, le parole ci intendono, ci curano, atraversano. Bisogna avere fiducia nelle parole.
Ricordo ragazzini liberi, nel quartiere, al parco, nella natura. Non spiegazioni, nè rassicurazioni.
Liberi di crescere.
Carezze e baci e.. parole io non me li ricordo.
Le parole sono importanti, le parole ci specchiano, le parole ci intendono, ci curano, atraversano. Bisogna avere fiducia nelle parole.
giovedì 9 settembre 2010
Con la sola imposizione delle mani...
Se non ricordo male era un comico e continuava così..."posso ungervi la giacca ed anche i pantaloni".
Io invece mi sveglio, le quattro, ma che mi sveglio a fare?
Cosa fa rumore?
Insomma non è proprio tutte le notti e non alla stessa ora.
Ho pensato alla banda bassotti, agli alieni, al nonno che mi viene a trovare.
Ma se mi facessero una tac al cervello, se mi leggessero il pensiero, come ora sembra riescano a fare, ci troverebbero quest'ansa ribelle, quella che sente.
Una bizzarria su cui talvolta fanno programmi alla tv - mani calde - circolazione accelerata - e visioni.
Non è che io straveda per questo, ma meglio del fantasma del nonno.
Io invece mi sveglio, le quattro, ma che mi sveglio a fare?
Cosa fa rumore?
Insomma non è proprio tutte le notti e non alla stessa ora.
Ho pensato alla banda bassotti, agli alieni, al nonno che mi viene a trovare.
Ma se mi facessero una tac al cervello, se mi leggessero il pensiero, come ora sembra riescano a fare, ci troverebbero quest'ansa ribelle, quella che sente.
Una bizzarria su cui talvolta fanno programmi alla tv - mani calde - circolazione accelerata - e visioni.
Non è che io straveda per questo, ma meglio del fantasma del nonno.
martedì 7 settembre 2010
Full optional
Mamminaaa!
hmmmmm...
Sei bellina!
hmmmmmm...
Ce l'hai il naso e la bocca?
E allora?
Sbaciucchiami!
hmmmmm...
Sei bellina!
hmmmmmm...
Ce l'hai il naso e la bocca?
E allora?
Sbaciucchiami!
lunedì 6 settembre 2010
Biologia
E chi le sta dietro?
Poco fa sono stata un pesce dell'acquario di Konrad Lorenz, e lo sapevo, facevo esattamente tutto quello che lui osservava.
Come fare il pesce e sapere di farlo.
Coscienza.
Ecco quello che mi porto appresso - come fardello - da molto, molto tempo.
Palpito.
Ecco quello che scelgo - a scapito della biologia e per confermarne le leggi.
Non serve sapere, a niente dire, è solo uno dei modi, uno di quelli che puoi scegliere per vivere.
Eppure può essere soffio, anelito, trasformazione, poesia - infinita poesia - e ritorni - eterni ritorni - per i quali calpestiamo suoli, gridiamo rabbie, raccogliamo respiri. Abbandoni.
Poco fa sono stata un pesce dell'acquario di Konrad Lorenz, e lo sapevo, facevo esattamente tutto quello che lui osservava.
Come fare il pesce e sapere di farlo.
Coscienza.
Ecco quello che mi porto appresso - come fardello - da molto, molto tempo.
Palpito.
Ecco quello che scelgo - a scapito della biologia e per confermarne le leggi.
Non serve sapere, a niente dire, è solo uno dei modi, uno di quelli che puoi scegliere per vivere.
Eppure può essere soffio, anelito, trasformazione, poesia - infinita poesia - e ritorni - eterni ritorni - per i quali calpestiamo suoli, gridiamo rabbie, raccogliamo respiri. Abbandoni.
domenica 5 settembre 2010
Rezzaglio
Avevo smesso, solo per un attimo, il colore deciso ed indossato un abito a fiori - vintage – lo portava, con garbo, mia madre. 40 anni fa.
Addobbata a festa sono andata. La festa c’era stata, una dai toni puliti al gusto di pomodori e fichi, aveva odorato del mondo e della sua diversità.
Mannaggiammè - ho voluto strafare - e sono andata.. ancora.
Con fare da teatro da strada, coglie il fiore dal mio vestito, ha il sorriso di chi presume, dice qualcosa tipo “un fiore tra i fiori” e me lo offre.
Infine mi guarda - insieme a lui con aria da professione - lei.
Si parla di corpo che si asciuga, quanti chili.. a cercare il punto dolente che spieghi la mancanza, che indaghi il presunto, quello che stoni, lo stridio.
Chissietevoi? Io, uno qualunque dei pesci, il mio sorriso è vero, il mio pianto è vero.
Ed è ora!
Addobbata a festa sono andata. La festa c’era stata, una dai toni puliti al gusto di pomodori e fichi, aveva odorato del mondo e della sua diversità.
Mannaggiammè - ho voluto strafare - e sono andata.. ancora.
Con fare da teatro da strada, coglie il fiore dal mio vestito, ha il sorriso di chi presume, dice qualcosa tipo “un fiore tra i fiori” e me lo offre.
Infine mi guarda - insieme a lui con aria da professione - lei.
Si parla di corpo che si asciuga, quanti chili.. a cercare il punto dolente che spieghi la mancanza, che indaghi il presunto, quello che stoni, lo stridio.
Chissietevoi? Io, uno qualunque dei pesci, il mio sorriso è vero, il mio pianto è vero.
Ed è ora!
venerdì 3 settembre 2010
Spezie
Salgo le scale ed il passo chiama il profumo, mentuccia selvatica.
E' cominciata così. E non ho più smesso - una frenesia - ho cucinato, di nuovo, ho sentito il profumo, di nuovo. E che c'era da fare?
Il giorno s'era fatto lento, il tempo pesante. Così ho cucinato e letto ed ascoltato la musica di Giuseppe.
L'ho visto scrutare il mare dal terrazzino che guardava casa mia. Casa sua. Arrostito dal sole. Faceva il cuoco, forse, e poi il falegname infine guardava a lungo il mare.
Ha ascoltato la stessa musica e gli è piaciuto il budino di fichi d'india che sono andata inventando ogni volta che me ne portavano.
E poi l'andirivieni in giardino - pietre e terra battuta e profumi. L'origano fresco buono sul pesce spada, sui totani, il basilico che metto dovunque, il prezzemolo la salvia, i capperi le melanzane i pomodori e la cannella..ma quella è un'altra cosa e va nel budino.
E' cominciata così. E non ho più smesso - una frenesia - ho cucinato, di nuovo, ho sentito il profumo, di nuovo. E che c'era da fare?
Il giorno s'era fatto lento, il tempo pesante. Così ho cucinato e letto ed ascoltato la musica di Giuseppe.
L'ho visto scrutare il mare dal terrazzino che guardava casa mia. Casa sua. Arrostito dal sole. Faceva il cuoco, forse, e poi il falegname infine guardava a lungo il mare.
Ha ascoltato la stessa musica e gli è piaciuto il budino di fichi d'india che sono andata inventando ogni volta che me ne portavano.
E poi l'andirivieni in giardino - pietre e terra battuta e profumi. L'origano fresco buono sul pesce spada, sui totani, il basilico che metto dovunque, il prezzemolo la salvia, i capperi le melanzane i pomodori e la cannella..ma quella è un'altra cosa e va nel budino.
giovedì 2 settembre 2010
A2
A2 - Vorrei quello che prende lui, al tavolo accanto, però analcolico.
Maaaa ti piace? gli chiedo il numero?
B7 - Macchè! Mi piace il rosso, come colore d'aperitivo, inoltre saprò ben chiederlo da sola, no?
La ragazza se ne va.
C3 - Sul tavolo, foglio, penna, scrive...
Colpita e affondata!
Maaaa ti piace? gli chiedo il numero?
B7 - Macchè! Mi piace il rosso, come colore d'aperitivo, inoltre saprò ben chiederlo da sola, no?
La ragazza se ne va.
C3 - Sul tavolo, foglio, penna, scrive...
Colpita e affondata!
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