mercoledì 1 giugno 2011

Sogno come parlo, penso, vivo

Cè questa casa, la mia. Grande, grandi soffitti con travi.
Sto cacciando tutti i gatti e lo dico alla donna coi capelli grigi - non posso tenerli in casa.
Nel mentre, con la coda dell'occhio, la vedo - una gatta nuova, tigrata - porta in bocca il cucciolo e va verso la soffitta.
L'inseguo, mi sfugge, è scappata nella stanza difficilmente raggiungibile, poco sicura.
Potrebbe cadermi tutto addosso.
Così non la seguo fin lì - ho da fare, tanto prima o poi dovrà uscire - è istinto.
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E, per l'uomo dell'isola, quello a cui costo il pianto: è vero, è ora che i gatti vadano via, ma..
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Io non so se la solitudine, se quello
strazio chiamato solitudine, se quell’andare
via dei corpi cari, se quel restare soli
dei vivi, io non so se quel lamento della
solitudine, se quel portarci via le facce
se quel loro sparire
di facce che avevamo dentro il respiro, non so
se il dono sia questo portarci via le
carezze, questa stacciatura.
è poco il poco che so e di questo
poco io chiedo perdono. Io chiedo
perdono per quello che so, perdono io chiedo
per tutto quello che so.
Mariangela Gualtieri

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