Scellerata! Scellerata! Che malia hai tu fatta al Reuccio?
Ti faremo bruciar viva, se non disfai la malia! E intanto vai in carcere.
Il Reuccio smaniava più che mai: Ah, quelle mani! Le più piccole e le più belle mani del mondo!
Che vorreste farvene, Reuccio?
Voglio sposare chi le possiede!
Per giorni il Re, se la fece condurre.
Carbonella, hai riflettuto? Vuoi disfare la malia?
Ma che malia, Maestà? La trista malia è la disgrazia che mi perseguita.
Hai tempo poche ore, Carbonella; sarai bruciata viva domani.
Disse il Ministro. - Facciamo fare a Carbonella quella impronta sotto gli occhi del Reuccio.
Carbonella, sarai bruciata viva oggi stesso. Intanto leva questo panno dal catino e strizzalo bene.
L’acqua s’intorbidò ed ecco che nel panno strizzato si vedevano parecchie impronte delle mani di Carbonella. Sciorinarono quel panno al sole, e, di mano in mano che si asciugava, le impronte risultavano come fatte di maraviglioso ricamo in lamine d’oro finissimo.
Tutti guardavano il Reuccio che sembrava diventato di sasso. Sembrava di sasso anche Carbonella, che vedeva, per la prima volta, mutarsi in oro le macchie gialle lasciate su gli oggetti dalle sue mani. Il Reuccio cominciò ad agitar le braccia, a stralunar gli occhi: Largo! Largo! Scostatevi! E tu, Carbonella, non ti muovere di lì! Fermi tutti; attendete!
E fu un urlo di tutti vedendolo ricomparire con una face accesa in mano, correre addosso a Carbonella e appiccarle foco alla veste. La poverina diè una vampata da capo a piedi, senza un grido, senza un atto di scampo. Solamente nascose il viso con le braccia e rimase in piedi, avvolta dalle fiamme scoppiettanti.
Ah, Reucciol Che cosa avete fatto, Reuccio!
Era Carbonella, Maestà; bisognava bruciarla!
Le fiamme diminuirono, lingueggiarono un po’, poi si estinsero. E dopo un po’, si vedeva fitta in mezzo alla saia una forma umana, coperta di cenere, che sembrava una statua. Ma ecco: la statua viene presa da lieve tremito che si accresce, e fa cascar giù la cenere da ogni parte: ed ecco apparire una bellissima figura di donna, bianca, rosea, con capigliatura d’oro, ma che conserva infatti nel viso i lineamenti di Carbonella. Abbassate lentamente le braccia, apre gli occhi, quasi si destasse da un profondissimo sonno, sorride e tende le mani al Reuccio. Oh, le più piccole e le più belle mani del mondo! E il Reuccio, caduto in ginocchio davanti a lei, gliele baciava e ribaciava.
Carbonella, diventa Reginotta. Ma le sue mani non macchiavano più gli oggetti toccati. E qui la fiaba finisce.
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E comincia la vita.
Nera e d'oro, se vado di là mi dicono troppa testa, se vado di qua mi dicono troppo cuore - sarai Reginotta a patto di non lasciare impronte.
Ognuna ha la sua risposta.
Io sono Reginotta e lascio impronte, cerco di farlo leviana, nella leggerezza.
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