mercoledì 9 ottobre 2013

Sto con la lucertola














Questa foto è piena di grazie, di pensieri felici che sono nati in un pomeriggio freddo e scomodo, in cui ci siamo abbracciati. Grazie alla mia amica che mi ha fatto ridere e piangere.
--
Nell’indicarmi la strada mi ha detto: “più leggera, francè, più leggera! Sembri quella fotografa che cerca a tutti i costi l’incontro con ciò che è diverso da lei.”
Diane Arbus...le sue foto sono apparse per incanto sulla mia strada, ed io ho pensato che non c’era niente di più vero.
Eppure, sarebbe facile, per me, scivolare verso la leggerezza, la calda, rassicurante, brillante, sostenibile leggerezza; ma, una mattina di quest’estate ho guardato per la prima volta negli occhi una lucertola e mi sono detta: “stamattina il tempo è lento, sto con la lucertola. Leggo - penso - guardo.”
Cosa mi impedisca di tornare leggera, dato che nulla è compiuto,  è solo lo scatto, l’accelerazione, il nitore di questo confine che sembra un crollo, come di calce bianca dal muro.
Con questa mia esibita diversità sto chiedendo di esistere anche se sbagliata, anche se estranea.
Dovrei chiedere - dalla nuova distanza: “tu, pregato, vorresti dar mano alla casa”?
Vorresti davvero? Con questa nuova, che cerca solitudini ed abbandona la cura? Che vuole lo sguardo?
Perché è bello avere lo sguardo. E non importa cosa questo vada a toccare, anzi importa. Non tocca il bello. Oppure tocca un bello “arravogliato” negli stracci dell’imperfetto, del brutto, del naturale. Un bello caravaggesco e napoletano. Un bello accompagnato dal caduco, dal morente.
Ecco cosa vorrei: traduzione di parole appropriate ed imprecise e.. salvarmi, ma davvero. abbracciarmi, ma davvero. sciogliermi e poi perdermi. dal lato vivo delle cose!

martedì 8 ottobre 2013

Allacciati insieme, tutt'e due!



la traduzione non è perfetta, non conosco il francese, ma il senso penso sia questo...
una volta ho pensato che so tradurre il coraggio, anche la gioia di vivere.
--
Portava un anello per ciascun dito
una montagna di braccialetti ai polsi
e poi cantava con una certa voce
che pure mi acchiappava

Aveva certi occhi certi occhi d'opale
che mi affascinavano, o se mi affascinavano
e poi c'era l'ovale di quel pallido viso
di donna fatale che fatale mi fu.

Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati

Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
e poi l'ho rivista una volta di sera trallallalla
e' un ballo famoso

Al suono del banjo l'ho riconosciuta
quel curioso sorriso m'aveva invaghito
la voce fatale sul viso bello e pallido
mi emozionarono più che mai

Mi sono stordito mentre l'ascoltavo
l'alcool fa dimenticare
mi sono svegliato e sentivo
dei baci sulla mia fronte ardente

Ci siamo conosciuti e riconosciuti
ci siamo persi di vista, ci siamo ripersi di vista
e ci siamo ritrovati e poi riattizzati
e poi ci siamo separati

E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme
ci siamo riattizzati

Ciascuno è ripartito per fatti suoi
nel vortice della vita
E poi l'ho rivista una sera
trallallla
e mi è ricaduta tra le braccia

Quando ci siamo conosciuti
quando ci siamo riconosciuti
perché perdersi di vista,
perdersi ancora di vista?

Allora tutti e due siamo ripartiti
nel vortice della vita
E abbiamo continuato a girare
allacciati insieme
allacciati insieme

lunedì 7 ottobre 2013

Guarda sta ballando!



- mi perdoni?
- posso perdonare ma non posso dimenticare...
- In questo posto abbiamo costruito nuove case (...) e saremo grati alla nostra nuova terra che ci nutre (...) con dolore, con tristezza e con gioia ricorderemo la nostra terra quando racconteremo ai nostri figli storie che cominciano come le fiabe: "c'era una volta un paese."
--
"la strada del nostro cuore è coperta d'ombra bisogna ascoltare le voci che sembrano inutili, bisogna che nei cervelli occupati dalle lunghe tubature delle fogne dalle mura delle scuole dall'asfalto e dalle pratiche assistenziali, entri il ronzio degli insetti. Bisogna riempire gli orecchi e gli occhi di tutti noi con qualcosa che sia all'inizio di un grande sogno, qualcuno deve gridare che  costruiremo le piramidi; non importa se poi non le costruiremo (...) se volete che il mondo vada avanti dobbiamo tenerci per mano ci dobbiamo mescolare i cosiddetti sani e i cosiddetti ammalati. Hei, voi sani! Che cosa significa la vostra salute?"
da Nostalghia di A. Tarkowsy
--
Questa invettiva non la scrivo tutta, la si trova su internet.
E poi devo andare perché c'ho la piramide che mi aspetta.

venerdì 4 ottobre 2013

Gli amori saranno sempre amabili



Non ti affannare che nulla è urgente. L’amore non ha fretta, può aspettare in silenzio, nel fondo dell’armadio, in un fermo-posta, millenni, millenni sospeso…
E chissà, allora, Rio sarà una città sommersa. Verranno i palombari ad esplorare la tua casa, la tua stanza, le tue cose, la tua anima, i tuoi nascondigli.
Saggi, invano, tenteranno di decifrare l’eco delle antiche parole, frammenti di lettere, poemi, bugie, ritratti, vestigia di una incomprensibile civilizzazione.
Non ti affannare, no, che nulla è urgente, gli amori saranno sempre amabili.
Futuri amanti, chissà, si ameranno senza sapere, con l’amore che un giorno ho lasciato per te.
--
non so, quando lui, Chico, sorride il mondo è più bello!

giovedì 3 ottobre 2013

Precisu




mi tocca - imprecisa che non sono altro - rettifica.
Me la devo, che ho giurato di dire tutta le verità.
Non è vero che sono così nostalgica da prendere tutto quello che viene, no. Non tutta la dolcezza.
Solo quella che ha attraversato l'amarezza, quella che ha viaggiato... solo quella riesce a farsi vicina, solo quella sa di buono.
--
Stanotte ho sognato un ragazzo con un libro di Mandrake o giù di lì.
Viene alle spalle, mi giro ha uno sguardo con occhi belli e fissi, gli prendo le mani e lo tengo forte... e lo faccio girare.
Lui sta.
Così ferma lo sguardo e dice: sono contento di aver trovato questo libro è di lì che ho costruito il mio personaggio.
Magico!
Gli chiedo: fammelo leggere.
Non accetta subito, poi: ci tengo molto fai attenzione trattalo con cura.
Lo prendo, lo appoggio su di una mensola.
Tre suoi amici subito provano a nasconderlo.
Vado da loro e dico di riconsegnarlo. poi non lo so più...
--
Precisu in portoghese significa necessario.

mercoledì 2 ottobre 2013

Finchè non abbiamo parlato soltanto con toni

 
Just when it has seemed I couldn’t bear
one more friend waking with a tumor, one more maniac  
with a perfect reason, often a sweetness   
has come and changed nothing in the world  
except the way I stumbled through it,   
for a while lost  in the ignorance of loving  
someone or something, the world shrunk   
to mouth-size, hand-size, and never seeming small.  
I acknowledge there is no sweetness   
that doesn’t leave a stain,
no sweetness that’s ever sufficiently sweet ....
Tonight a friend called to say his lover   
was killed in a car
he was driving. His voice was low
and guttural, he repeated what he needed   
to repeat, and I repeated
the one or two words we have for such grief
until we were speaking only in tones.   
--
Often a sweetness comes   
as if on loan, stays just long enough
to make sense of what it means to be alive,   
then returns to its dark
source. As for me, I don’t care
where it’s been, or what bitter road   
it’s traveled
to come so far, to taste so good.
Stephen Dunn
 --
L'oroscopo - cui naturalmente non credo:-) sentenzia di trascrivere l'ultima parte della poesia, e di portarla con sé: leggera e persistente, come un mantra.
Ora io non avevo davvero bisogno di questo essere stropicciata da te Rob..
perché ne ho nostalgia - così tanto - che mi importerebbe pure dove è stata e quale amare strade abbia percorso!

martedì 1 ottobre 2013

cosa dice cosa dice cosa dice


L’arte di perdere non è una disciplina dura
tante cose sembrano volersi perdere
che la loro perdita non è una sciagura.

Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta la tortura
delle chiavi di casa perse, delle ore spese male.
L’arte di perdere non è una disciplina dura.

Esercitati a perdere di più, senza paura:
luoghi, e nomi, e destinazioni di viaggio.
Nessuna di queste perdite sarà mai una sciagura.

Ho perso l’orologio di mia madre. Era
mia ed è svanita – ops! – l’ultima di tre case amate.
L’arte di perdere non è una disciplina dura.

Ho perso due vasti regni, due città amate,
due fiumi, un continente. Mi mancano,
ma non è mica un disastro averle perdute.

Nemmeno perdere te (la figura, la voce allegra
il gesto che amo) mi smentirà. È chiaro, ormai:
l’arte di perdere non è una disciplina dura,
benché possa sembrare (scrivilo!) una sciagura.
E. Bishop
--
per esempio se ti dico che ritorna il nono mese
da Monte Nero a Settembrini le animate solitudini
e sfocato torna a testa bassa un comizio di paese
un lenzuolo sbandierato sono, un popolato nulla, e un po’ ci credo
l’acqua è vecchia e il box nuovo, il viale l’ha ingoiato un rubinetto,
strade nuove sotto i passi, l’abat-jour sul lato inverso
meridiani e paralleli coi respiri che rinascono da scatole
scocciate e poi riaperte -a che vale- chi teneva il numero dei pacchi
stava inerme e niente è nuovo, ma quel rumore morso
lo schianto lento appena sopra l’ombelico
cosa dice cosa dice cosa dice
Ilaria Seclì