
Questa foto è piena di grazie, di pensieri felici che sono nati in un pomeriggio freddo e scomodo, in cui ci siamo abbracciati. Grazie alla mia amica che mi ha fatto ridere e piangere.
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Nell’indicarmi la strada mi ha detto: “più leggera, francè, più leggera! Sembri quella fotografa che cerca a tutti i costi l’incontro con ciò che è diverso da lei.”
Diane Arbus...le sue foto sono apparse per incanto sulla mia strada, ed io ho pensato che non c’era niente di più vero.
Eppure, sarebbe facile, per me, scivolare verso la leggerezza, la calda, rassicurante, brillante, sostenibile leggerezza; ma, una mattina di quest’estate ho guardato per la prima volta negli occhi una lucertola e mi sono detta: “stamattina il tempo è lento, sto con la lucertola. Leggo - penso - guardo.”
Cosa mi impedisca di tornare leggera, dato che nulla è compiuto, è solo lo scatto, l’accelerazione, il nitore di questo confine che sembra un crollo, come di calce bianca dal muro.
Con questa mia esibita diversità sto chiedendo di esistere anche se sbagliata, anche se estranea.
Dovrei chiedere - dalla nuova distanza: “tu, pregato, vorresti dar mano alla casa”?
Vorresti davvero? Con questa nuova, che cerca solitudini ed abbandona la cura? Che vuole lo sguardo?
Perché è bello avere lo sguardo. E non importa cosa questo vada a toccare, anzi importa. Non tocca il bello. Oppure tocca un bello “arravogliato” negli stracci dell’imperfetto, del brutto, del naturale. Un bello caravaggesco e napoletano. Un bello accompagnato dal caduco, dal morente.
Ecco cosa vorrei: traduzione di parole appropriate ed imprecise e.. salvarmi, ma davvero. abbracciarmi, ma davvero. sciogliermi e poi perdermi. dal lato vivo delle cose!