lunedì 30 novembre 2015

Scriviamo e pensiamo

- Agata?
- mmmmm, stanotte un sacco di sogni e poi sveglia all'alba...
- poi?
- mi affaccio sul patio, su questa nebbia d'autunno che si fatta fredda e pungente e penso a scendere giù, a farmi un caffè a scrivere di sogni, a pensare.
- e?
- è!!!
- è... cosa?
- E' quando le parole le pensi solo quando stai scrivendo perché sfuggono alla aleatorietà delle conversazioni e si fanno della tua stessa carne, del tuo stesso alito, davvero.













Grazie alla parola ci rendiamo liberi, liberi dal momento, dalla circostanza assediante e istantanea. Ma la parola non ci pone al riparo, né pertanto ci crea, anzi, il suo uso eccessivo produce sempre una disgregazione; per mezzo della parola vinciamo il momento e subito dopo siamo vinti da esso, dalla successione di momenti che superano il nostro assalto senza lasciarci rispondere. È una continua vittoria, che alla fine si trasforma in sconfitta.

E da questa sconfitta intima, umana, non di un singolo uomo ma dell’essere umano, nasce l’esigenza di scrivere. Si scrive per rifarsi della sconfitta subita ogni qualvolta abbiamo parlato a lungo.

La vittoria, del resto, può darsi solo dove si è subita la sconfitta, nelle stesse parole. Queste stesse parole avranno ora, nello scrivere, una diversa funzione: non serviranno più il momento oppressore, non serviranno più a giustificarci di fronte all'assalto del momentaneo, bensì, partendo dal centro del nostro essere raccolto in se stesso, ci difenderanno di fronte alla totalità dei momenti, di fronte alla totalità delle circostanze, di fronte alla vita intera.

C'è nello scrivere un trattenere le parole, come nel parlare c'è invece un liberarle, un distaccarsi da noi. Scrivendo si trattengono le parole, le si fanno proprie, soggette a ritmo, contrassegnate dal dominio umano di chi in questo modo le maneggia.

Maria Zambrano

lunedì 16 novembre 2015

Per concludere, in memoria di...

In un contesto europeo in cui si promuove l’occupazione femminile non si possono ignorare le conseguenze dell’arrivo dei figli sull’attività professionale delle donne. Se da un lato, infatti, l’Italia fatica a raggiungere l’obiettivo, sancito dal trattato di Lisbona, di un’occupazione femminile al 60%, si nota che anche in Francia, paese assai più performante, l’occupazione delle donne sia ancora sensibile all'età e al numero di figli presenti nel nucleo famigliare. E’ per questo motivo che appare auspicabile una maggiore condivisione delle responsabilità familiari e professionali tra le donne e gli uomini in entrambi i paesi.
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Valeria Solesin
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- Agata? Ho detto invaso!!!
- Ah ok! Lavoro, figli, lavoro, figli, lavoro, figli....come petalo di margherita
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mercoledì 4 novembre 2015

Omaggio al poeta



In questi giorni si fa un gran parlare di Pasolini come un nostro contemporaneo,
pochi sanno quello di cui si parla perché non è che Pasolini sia un granché letto.
Però vale la pena farlo.
Così faccio omaggio al mio amico che ha scritto di vuoti di memoria e che ha letto il mio complotto particolare - con esso dialoga - con intelligenza - moderatamente.

lunedì 2 novembre 2015

Carissimi umani











Anche se fuori tutto è fantastico la la la la la la la la la lalla...canticchio perché sono contenta e perché sono pop. E sono contenta che mi sia venuta a trovare e che se ne sia andata, che poi se ci penso bene non se ne è andata.
E' apparsa e poi è scomparsa... chi dice che non stia lì pronta, ove mai ne avessi bisogno. E' poco più di una sensazione e non voglio disturbare questo stato di svelamento, separazione, passaggio, mediazione..un viaggio inatteso.
A scanso di equivoci l'ho chiamata Carolina - la serpe Carolina - e so che viaggia lì nell'angolo del giardino tra l'orto e il muro che separa dai morti - morticelli. Con rito solenne e semplice  -di questa stagione - ho tagliato il filo in più parti, ognuna ha fatto il suo tempo, ognuna ha cavato il respiro e gli ha dato forma in scultura di gocce, la mattina se le porta via - brumosa.
Con rito semplice ho scavato, ripulito, raccolto e regalato quanto raccoglievo. Con la mano sul cuore ho girato attorno ad ogni addio, ad ogni arrivederci.
Sogno di un piccolo albero di ulivo carico di frutti.
Carissimi umani io sono il frassino