“Ci appartiene veramente soltanto ciò che noi stessi portiamo alla luce estraendolo dall’oscurità che abbiamo dentro di noi…Intorno alle verità che siamo riusciti a trovare in noi stessi spira un’aura poetica, una dolcezza e un mistero, i quali non sono altro se non la penombra che abbiamo attraversato”.
Proust - Il tempo ritrovato
giovedì 10 aprile 2014
mercoledì 9 aprile 2014
so queria mostrar meu holar
É se sonho e de pó
O destino de um só
feito eu, perdido em pensamento
sobre o meu cavalo.
É de laco e de nó
de gibeira o jiló
dessa vida sofrida a sol.
Sou caipira pirapora.
Nossa Senhora de Aparecida
ilumina a mina escura
e funda o trem da minha vida. (2 v.)
O meu pai peão,
minha mãe solidão,
meus irmãos perderam-se na vida
em busca de aventuras.
Descasei, joguei,
investi, desisti,
se hà sorte, eu não sei, nunca vi.
Me disseram, porèm
que eu viesse aqui
p’ra pedir, de romaria em prece,
paz nos desalentos.
Como eu não sei rezar,
só queria mostrar
meu olhar, meu olhar, meu olhar.
--
È sogno e polvere il destino di un uomo solo come me,
perso nei miei pensieri, sul mio cavallo.
È destino di lazo e nodo, di poveri calzoni da festa e gilet,
di questa vita sofferta in solitudine.
Sono un abitante della campagna,
Signora di Aparecida
illumina l’oscura miniera e fondi le basi della mia vita.
Mio padre era un "peao", mia madre era la solitudine,
i miei fratelli si sono dispersi cercando l’avventura.
Sono divorziato, ho giocato, ho investito, poi ho abbandonato.
Se esiste la fortuna, non lo so, non l’ho mai vista.
Mi hanno detto però di venire qui, in pellegrinaggio, in preghiera,
per chiedere la pace nelle mie disavventure.
Ma dal momento che non so pregare,
sono venuto semplicemente a mostrare il mio sguardo
mercoledì 2 aprile 2014
Una sola freccia al mio arco
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi.
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così, semplicemente, quando cade il velo della mia ferma ottusità metto la mano davanti alla bocca o ancor prima davanti ai pensieri - e recito un salmo di scuse.
pochi elefanti vi girano, ottusi.
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così, semplicemente, quando cade il velo della mia ferma ottusità metto la mano davanti alla bocca o ancor prima davanti ai pensieri - e recito un salmo di scuse.
martedì 1 aprile 2014
Parabellum
So mettere insieme quello che mi ha attraversato come un'elettricità - il più non è stato fatto con le parole ed io senz'altro ho capito, usato, e digerito, e agito - a difendere l'indissolubile, ciò che ha toccato corde profonde, ciò che va difeso.
I fiori, è tutto qui, in questi fiori..
in una malinconia, in uno sguardo che cede.
Non desidero lasciare spazio e tempo alla prepotenza, alla forza.
Arriva in dono nei modi più impensati, ammantata da pensieri delicati, da pensieri di sperdimenti, svelata da pieghe piccolissime e fitte, con grande intensità.
Non desidero morire spazzata dalla scienza.
--
I fiori vengono in dono e poi si dilatano
una sorveglianza acuta li silenzia
non stancarsi mai dei doni.
Il mondo è un dente strappato
non chiedetemi perché
io oggi abbia tanti anni
la pioggia è sterile.
Puntando ai semi distrutti
eri l'unione appassita che cercavo
rubare il cuore d'un altro per poi servirsene.
La speranza è un danno forse definitivo
le monete risuonano crude nel marmo
della mano.
Convincevo il mostro ad appartarsi
nelle stanze pulite d'un albergo immaginario
v'erano nei boschi piccole vipere imbalsamate.
Mi truccai a prete della poesia
ma ero morta alla vita
le viscere che si perdono
in un tafferuglio
ne muori spazzato via dalla scienza.
Il mondo è sottile e piano:
pochi elefanti vi girano, ottusi
Amelia Rosselli
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parabèllum s. m. [nome coniato in Germania, traendolo dalla frase proverbiale lat. si vis pacem para bellum «se vuoi la pace prepara la guerra»].
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